Arriva il decreto

Liste d'attesa, arriva il decreto che cambia tutto: visite nel fine settimana e monitoraggio nazionale

Elisa Calessi

Non c’è campagna elettorale che non si chiuda senza un coniglio che esca dal cilindro. Perché, come ha insegnato Silvio Berlusconi, le elezioni si possono vincere anche all’ultimo metro, lanciando una buona idea. E così, dal cappello di Giorgia Meloni, spunta un «meccanismo nazionale di monitoraggio delle liste di attesa» nella sanità pubblica, che «oggi non esiste». Così che i cittadini possano sapere, in tempo reale, quanto tempo c’è da aspettare per un esame e dove poterlo fare prima in tutto il territorio. E poi la possibilità di fare esami diagnostici «anche il sabato e la domenica». Ad annunciare il contenuto di «uno dei prossimi provvedimenti del governo» è stata, dal palco di piazza del Popolo, la premier Meloni. Una risposta a uno degli argomenti, lo stato disastrato della sanità pubblica, che Elly Schlein ha più cavalcato in questa campagna elettorale.

Per il resto, il discorso della premier è stata una chiamata all’orgoglio dei suoi e degli elettori che il 25 settembre 2022 «hanno scritto la storia», portando la destra al governo. Orgoglio e quasi stupore che c’era anche nelle parole di chi l’ha preceduta. «Sembrava impossibile» pensare di vincere, di governare, di arrivare a essere il primo partito della nazione, ha ripetuto più volte Lucio Malan, capogruppo al Senato FdI, ricordando quando è iniziata l’avventura. Gli ha fatto eco Tommaso Foti, capogruppo alla Camera, rievocando la fondazione di FdI ormai 10 anni fa: per questo «vogliamo cambiare l’Europa come abbiamo cambiato l’Italia». E proprio il senso della sfida che pareva impossibile e invece, almeno in Italia, è stata vinta, per cui si può fare lo stesso in Europa, è stato il refrain della classe dirigente di FdI che si è alternata sul palco di piazza del Popolo. Dopo Malan e Foti, è stata la volta di Nicola Procaccini, europarlamentare e co-presidente del gruppo dei Conservatori: «Lottiamo per fare del nostro partito il primo partito d’Europa». Carlo Fidanza, capodelegazione di FdI, ha fissato l’obiettivo: «Siamo pronti perla rivoluzione conservatrice. Il nostro obiettivo è affiancare allo straordinario lavoro di Giorgia una pattuglia di europarlamentari moltiplicata nei numeri».

 

Meloni è prudente, non ha fissato asticelle e, alla platea, ha chiesto un applauso per Tajani e Salvini, impegnati in altre piazze. Consapevole di non potersi comportare solo da capo di FdI, ma di avere anche la responsabilità di tenere insieme la coalizione. Il ministro Gennaro Sangiuliano, però, presente in piazza come tutti i ministri di FdI e tra i più ascoltati dalla premier, ha azzardato un traguardo: «Penso che il 30% sia la cifra che i cittadini ci possono riconoscere».