Caso rovente
Bologna, il sindaco Pd issa la bandiera palestinese al Comune
Il sindaco Matteo Lepore schiera il Comune di Bologna dalla parte della Palestina senza se e senza ma. Anzi, di più: espone la bandiera palestinese su Palazzo D’Accursio, trasformando il comune felsineo in un ideale capoluogo della nuova Italia “provincia” di Gaza. Inevitabilmente sotto le Torri e non solo si è scatenato un putiferio. Un muro contro muro di cui, evidentemente, avevano bisogno solo a sinistra, in particolare nel Pd alla disperata ricerca di una rinnovata identità di lotta e (nei pochi posti dove è rimasto in amministrazione, come a Bologna) anche di governo.
La politica si spacca. I più lucidi a sinistra, come spesso capita, sono quelli di Potere al Popolo, in teoria estremisti ma capaci come pochi altri di far tana ai loro (non) alleati Pd, parlando di mossa elettorale da parte del primo cittadino bolognese «sicuri che dopo le elezioni tornerà a mettere l’elmetto della Nato». Frattanto Lepore si è reso capocordata di sindaci piddini e sinistrami vari sui territori che, dalle Marche alla Lombardia, evidentemente non aspettavano altro che un segnale istituzionale da uno di loro. Via alle danze pro-Pal arrivato proprio ieri mattina col primo cittadino che, a favore di obiettivi, ha srotolato il vessillo divenuto simbolo pan-arabo da una finestra del municipio. «Non possiamo e non vogliamo restare in silenzio, perché restare in silenzio di fronte a questa violenza vuol dire accettarla.
L'attuale Governo israeliano deve fermarsi e riaprire il fronte del dialogo», ha dichiarato Lepore a latere del plateale gesto, a poche ore di distanza seguito dal collega sindaco di Pesaro, pure lui piddino, Matteo Ricci. A Lepore, ovviamente, è arrivato il pieno sostegno del suo partito: dalla sezione bolognese all’immancabile esponente nazionale, Laura Boldrini. Applausi a cielo aperto per il sindaco da tutta la sua coalizione civica e due cuori, uno rosso e uno blu, come i colori della città, appaiati proprio alla bandiera palestinese sui profili social dell’attivista bolognese d’adozione Patrick Zaki.
A spaccare il fronte unitario del centrosinistra si è levata solo la voce riformista del senatore di Italia Viva, Ivan Scalfarotto che ha provato a rimettere le parti della storia al proprio posto. «Capisco le buone intenzioni del sindaco Lepore, la rabbia e la doverosa solidarietà per tutti gli innocenti, vittime civili degli attacchi a Gaza. Ma le bandiere sono simboli potenti, vanno maneggiate con cura. Perché, per dirne una, non ricordo bandiere israeliane appese ai balconi del Comune di Bologna dopo il massacro, gli stupri e i rapimenti del pogrom del 7 ottobre», ha detto l’esponente renziano. Posizioni simili a quelle espresse da Fratelli d’Italia di Bologna e dal viceministro dei Trasporti, il bolognese Galeazzo Bignami che ha definito la scelta di Lepore «faziosa e irresponsabile», di divisione e non di unità, «alimentando un clima di contrapposizione di cui oggi non c’è bisogno. Se è doveroso distinguere tra popolo palestinese e Hamas – ha proseguito l’esponente del Governo italiano altrettanto necessario è ribadire il diritto dello Stato di Israele di esistere, di difendersi e di difendere il suo popolo e i suoi confini».
Una linea seguita anche dalla comunità ebraica bolognese, legittimamente imbufalita con la presa di posizione unilaterale del primo cittadino. «Se davvero si vuole ribadire l’attenzione per il rispetto dei diritti umani e per la pace non si espone solo una bandiera ma entrambe. Un gesto simile da un'istituzione pubblica non fa che legittimare la voce del terrorismo e della prevaricazione», ha dichiarato la presidente dell'Unione delle Comunità ebraiche italiane Noemi Di Segni che assieme al presidente della Comunità di Bologna Daniele De Paz ha poi invitato il sindaco ad andare in Israele nelle zone del massacro del 7 ottobre. Un appello di fronte al quale Lepore in versione ultrà pro-Pal ha fatto orecchie da marcante, ribadendo come potrà esporre la bandiera dello Stato sionista solo «quando Israele si fermerà e sarà ripristinato pienamente il diritto internazionale». Con tanto di finale solidale verso la comunità ebraica di Bologna. Quegli ebrei che, ovviamente, che non condividono la linea del governo di Tel Aviv.