Reazioni piccate
Bandiera Ue, scontro Lega-Bruxelles sulla proposta di Borghi: "Togliere l'obbligo di esporla"
«Quella sull’obbligo di esporre la bandiera dell’Unione europea è una legge del 1998 targata Romano Prodi. Il mio disegno di legge è molto semplice: quella norma, come tante altre del governo del “professore”, va abrogata. Quest’obbligo ce l’abbiamo solo noi». Claudio Borghi, senatore della Lega, ha colto nel segno: l’eco del suo articolato, in fase di stesura a Palazzo Madama, è arrivato fino a Bruxelles, se è vero che ieri il portavoce capo della Commissione europea, Eric Mamer, ha dovuto ammettere che non esiste alcun vincolo in tal senso per i Paesi membri: «Credo che spetti al diritto nazionale definire l’uso della bandiera dell’Unione. Non è certo una questione su cui legiferiamo qui, a livello Ue». Certo, a Bruxelles accolgono «con favore il fatto che le bandiere dell’Unione sventolino accanto alla bandiera nazionale ogni volta che è opportuno», ma non esiste «alcuna normativa comunitaria in merito». Parole che Borghi, interpellato da Libero, accoglie con favore: «Non avevo dubbi, il portavoce non poteva dire altro. Anche perché se fosse esistito un obbligo, i primi a saltare sulla sedia sarebbero stati tedeschi e olandesi».
DISCUSSIONE APERTA
Insomma, Bruxelles conferma che spetta ai singoli Stati disporre in materia. «E visto che noi ce lo siamo messo da soli, non penso sia una bestemmia discuterne...», osserva Borghi, che punta l’indice sulla percezione che si ha in Italia della norma vigente: «In troppi non sapevano che la legge che attualmente impone di esporre la bandiera dell’Unione europea fuori e dentro gli edifici pubblici è una norma di Prodi. Io propongo di tornare alla situazione precedente, senza vietare nulla». Epperò, apriti cielo: da sinistra è partito un fuoco di fila e anche nella maggioranza, soprattutto da par te di Forza Italia, si è registrata fibrillazione. Ecco le reazioni: «Io sono il Borghi che vuole la bandiera europea, che la difende, che ne conosce il significato pro fondo», scrive sui social Enrico Borghi, capogruppo al Senato di Italia Viva. «Peccato che non proponga di togliere anche i fondi europei per finanziare il ponte sullo Stretto voluto da Salvini», attacca Riccardo Magi, segretario di +Europa. «Non mi sorprende, sono gli stessi che volevano uscire dall’euro», taglia corto Dario Nardella, sindaco di Firenze nonché candidato dal Pd alle Europee. «Pura follia. Gravissimo. Giorgia Meloni ha l’obbligo di chiarire subito», aggiunge Graham Watson, capolista della lista Stati Uniti d’Europa nella circoscrizione Nord-Est. Detto del centrosinistra, bisogna prendere nota anche dell’irritazione di Forza Italia, che attraverso il suo capodelegazione a Strasburgo, Fulvio Martusciello, non ha nascosto la sua contrarietà alla proposta: «Dimostra quale considerazione ci sia nei confronti dell’Europa. Se continuano co sì non toccheranno palla nel prossimo Parlamento».
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LA STOCCATA A FI
«Evidentemente si sono sentiti punti sul vivo...», replica Borghi, che non manca di far notare agli un’incongruenza: «Perché non guardano il loro simbolo? Sbaglio o c’è solo la bandiera Italiana? Se la mia proposta li sbalordisce tanto perché non mettono la bandiera dell’Unione anche nel loro logo?». Quanto alle accuse di anti-europeismo, il senatore del Carroccio ribalta il tavolo: «Al contrario. La mia proposta è europeista perché punta ad adeguare l’Italia agli standard degli altri Stati. Solo noi abbiamo da 25 anni questo assurdo obbligo della doppia bandiera. Aboliamolo. La bandiera italiana è una sola: il Tricolore, affiancata quando possibile dalla Bandiera della Regione». La norma che Borghi punta ad abrogare, con il relativo decreto attuativo, risale al 1998.
Si tratta della legge numero 22 contenente le «Disposizioni generali sull’uso della bandiera della Repubblica italiana e di quella dell’Unione europea» (promulgata da Oscar Luigi Scalfaro e “vistata” dal Guardasigilli di allora, Giovanni Maria Flick). E stabilisce l’obbligo di esporre il vessillo di Bruxelles «all’esterno degli edifici ove hanno sede centrale gli organismi di diritto pubblico» come «gli organi costituzionali e di rilievo costituzionale»; «i Ministeri»; « i consigli regionali, provinciali e comunali»; «gli uffici giudiziari»; « le scuole e le università statali»; «i seggi elettorali»; «le sedi delle rappresentanze diplomatiche e consolari italiane all’estero».