L'ex premier

Giuseppe Conte fugge dal confronto tv con Matteo Salvini

Alessandro Gonzato

C’è ‘sto fatto di Giuseppe Conte che ha un travaso di bile perché l’Agcom, l’autorità per le garanzie nelle comunicazioni, ha dato il via libera al duello televisivo a “Porta a Porta” tra Giorgia Meloni ed Elly Schlein. Il capo grillino è stato escluso e i suoi parlamentari gridano allo scandalo.

Ma un duello è a due, altrimenti sarebbe un triello, uno stallo alla messicana. “Il buono, il brutto, il cattivo”, però Bruno Vespa non è Sergio Leone. Conte non ci sta, voleva sparare i suoi «gratuitamente» contro Giorgia ed Elly, raffiche di Superbonus, ta-ta-ta-ta. Conte potrebbe duellare con Matteo Salvini, il quale stando alle ultime elezioni politiche è il secondo leader della maggioranza così come Giuseppi lo è dell’opposizione, ma il punto è proprio questo: se Conte accettasse di confrontarsi con il capo della Lega – anche se il confronto sarebbe comunque interessantissimo visto anche il precedente del governo gialloverde – accetterebbe di essere un gradino sotto alla Schlein, e cadrebbe tutta la sua strategia comunicativa.

Dunque l’avvocato di Volturara Appula si sta interrogando coi suoi fedelissimi. Che dici vengo? Misi nota di più se vengo e me ne resto in disparte o se non vengo per niente? Non bastasse ci sono quei ragazzacci della Lega che da un paio di giorni, cioè da quando è stato ufficializzato il faccia a faccia Meloni-Schlein, punzecchiano Conte neanche fosse una bambolina voodoo. Questa l’ultima nota diffusa dal Carroccio: «Le parole di Giuseppe Conte su P2 e sulle svolte autoritarie pronunciate al congresso nazionale dell’Anm sono molto gravi. Auspichiamo che l’ormai ex avvocato del popolo, che nelle piazze italiane raccoglie soltanto i fischi dei lavoratori, abbia il coraggio di accettare il confronto televisivo con Matteo Salvini. Nelle democrazie dovrebbe funzionare così, mentre è proprio nei regimi autoritari che non esiste il dibattito».

 

Conte non risponde. Teme di finire nel taschino piegato come le sue pochette, e dunque i grillini fanno fuoco e fiamme per boicottare il dibattito tra il presidente del Consiglio e la segretaria del Partito democratico. «Un confronto solo a due», protesta il Movimento Cinquestelle, «veicola un messaggio sbagliato agli elettori, spinti a pensare che la principale alternativa in campo sia quella tra Meloni e Schlein, e questo non è vero. Il confronto in tivù», continua la lagnanza, «non deve determinare disparità di trattamento tra le forze politiche». E ancora, la senatrice grillina Barbara Floridia, presidente della Commissione di Vigilanza Rai, rilancia:«È di tutta evidenza il dovere inderogabile del servizio pubblico di impedire ogni indebito vantaggio di alcune forze politiche rispetto ad altre». Floridia ha pronta una lettera per i vertici Rai e per l’Agcom.

C’è una canzone un tempo in voga dei Neri per Caso che fa: Ci devi stare/ inutile sperare/ di recuperare se hanno detto no...