Il governatore

Emiliano dà un'altra versione sui boss all'Antimafia

Annarita Digiorgio

Abbiamo perso il conto delle diverse versioni fornite tra Emiliano e Decaro sulla loro vista a casa della sorella del capo clan Tonino Capriati, ma di sicuro ieri ne abbiamo registrata una nuova. E pensare che l’aveva anticipato l’onorevole Mauro D’Attis (Forza Italia): «Penso che assisteremo alla nona, decima versione dell'incontro con la mamma o i parenti del boss. Vediamo quale versione ci darà e poi che ci dirà che degli arresti lo ha saputo perché gliel’ha detto l’uccellino». Ieri Emiliano in commissione Antimafia ha detto che se Decaro non ricorda di essere venuto con me a casa della sorella di Capriati, probabilmente ha ragione lui: «Io questo fatto l’ho memorizzato così - ha aggiunto - quando però Antonio Decaro mi ha dato la sua versione dei fatti con assoluta convinzione e determinazione ho pensato di avere avuto un ricordo sbagliato, quindi non sono in grado di dire con assoluta certezza se Decaro c’era o non c’era visto il tempo trascorso».

Ma allora cosa racconta Emiliano sul palco? Di sicuro Decaro era stato minacciato, ma secondo il governatore pm quella non era una notizia di reato: «E lo saprò, visto che quello era il mio mestiere fino a qualche mese prima». E poi in Antimafia le scuse alla sorella del boss: «chiedo scusa alla sorella di Capriati per averla messa in imbarazzo» ha detto Emiliano. Aggiungendo altri aneddoti su incontri ravvicinati con i mafiosi secondo un metodo che lui chiama «antimafia sociale». In cui rientra anche la circostanza che quelle famiglie, come segnalato dalla direzione antimafia, gestiscono anche ristoranti e negozi di souvenir a Bari Vecchia (anche finanziati a fondo perduto dal comune): per Emiliano è il loro riscatto sociale. Ma se sono incensurati perché gli andava a chiedere di non toccare Decaro?

 


 

L’AVVERTIMENTO
Sul messaggio che ha mandato a Pisicchio avvertendolo dell’indagine, Emiliano dice che risponderà solo in tribunale. Che stranamente non lo ha ancora convocato per questa fuga di notizie. Il governatore del centrosinistra fa appello alla commissione Antimafia: «Aiutatemi a far sapere a tutta Italia che la mia giunta non è indagata». Alchè Mauro D’attis specifica che la Regione come soggetto giuridico probabilmente non è indagata, ma gli fa l’elenco di tutti i dirigenti da lui nominati che lo sono. Emiliano risponde caso per caso, con grandi imprecisioni e non verità. «Grandaliano era il direttore generale di un’agenzia dei comuni della Puglia nominata dalla Regione che un giorno ha l’idea sbagliata di farsi pagare la festa di compleanno da un’azienda di rifiuti. Se avrà bisogno di una mia testimonianza in appello sarò a disposizione. Di certo ha sbagliato, perché non si fanno pagare le feste di compleanno. E comunque ora non è più direttore dell’Ager». Così per Sannicandro: «È accusato di aver ricevuto una tangente di 60mila euro per aver favorito l’aggiudicazione di alcuni appalti non come dirigente Asset, ma come soggetto attuatore del commissiario al rischio idrogeologico». E chi è il commissario al rischio idrogeologico? Emiliano.

DIRIGENTI COINVOLTI
Su Lerario, che ha patteggiato la pena per tangenti su costruzione ospedale Covid in fiera del levante e container per accoglienza migranti, Emiliano dice che non l’ha nominato lui, ma lo ha solo turnato tra gli uffici. In realtà Emiliano lo ha nominato capo della protezione civile e della gestione covid con poteri straordinari in grado di bypassare codice degli appalti. Del suo capo di gabinetto Sannicandro condannato per finanziamento illecito per una campagna di Emiliano, il governatore dice che dimostrerà innocenza in gradi successivi. Sulle assunzioni da lui fatte a tre giorni dal voto per le regionali, Emiliano dice che è stata una sua scelta politica quella di internalizzare senza concorso i lavoratori del 118 spesso non proprio specchiati, e quindi tanta era la gioia che non ha pensato alle conseguenze di quel gesto. E comunque «era cosi larga la vittoria che non penso sia stato grazie solo alle assunzioni del 118». Infatti, verrebbe da dire, c’erano che quelle del Cup, di Arpal, di Adisu, Arif, Asset, e tutti i parenti. Emiliano ha anche detto di aver chiesto scusa personalmente a Piantedosi per le parole dette su quel famoso palco da Don Cassano dirigente di Libera che ha chiamato Piantedosi «criminale» per aver mandato gli ispettori al comune di Bari. «Non l’ho fatto pubblicamente perchè è un prete».