Piddina

Chiara Braga a Dongo per la morte di Mussolini: "Resistere"

Quando Giorgia Meloni dice che la sinistra non ha argomenti e grida solo al pericolo del ritorno del fascismo non ha torto. Perché è la cronaca stessa a darle ragione. Prendiamo, ad esempio, le “gesta” di Chiara Braga, capogruppo alla Camera del Partito democratico, fedelissima della segretaria Elly Schlein. Bene, ieri, forse approfittando del Ponte e in mancanza di altre idee, la Braga è andata a Dongo, in provincia di Como, dove il 28 aprile del 1945 furono fucilati sedici gerarchi fascisti e dove, ogni anno, si tengono commemorazioni più o meno storiche dell’evento. La deputata dem se ne è pure vantata sui social.

«È questo il momento di resistere», ha scritto su X. «Oggi (ieri, ndr) a Dongo per dire, ancora e sempre, che l’Italia è antifascista. Contro chi vorrebbe riscrivere una storia che proprio in questi luoghi ha messo la parola fine alla vergogna fascista». 

 

 

La Braga, comunque, non era da sola. Nella località lariana, infatti, alcuni nostalgici neofascisti, in giubbotto nero, hanno depositato davanti alla ringhiera del lungolago una rosa per ogni gerarca ucciso: al termine, hanno fatto il saluto romano. Poco distante, nella piazza del municipio, circa duecento tra esponenti di Anpi, Pd, M5S e altre associazioni, hanno come sempre contestato la manifestazione con bandiere, canti, cori e fischietti. E tra questi c’era la Braga.