Solo il nome di battesimo

Giorgia sulla scheda, fango di Repubblica: "Furbata", "frode", "valanga di ricorsi"

Giorgia. Sulla scheda. "Votatemi scrivendo il mio nome, Giorgia, come mi chiamano tutti quelli che mi avvicinano", annuncia la premier che si candida in tutte e cinque le Circoscrizioni per le elezioni europee.  

Una scelta, quella di chiedere di esprimere la preferenza scrivendo solo il nome di battesimo del candidato e non anche, o solo, il cognome, basata su una tecnicalità che, a lavori della kermesse pescarese ormai conclusi, è Francesco Lollobrigida a spiegare così ai giornalisti: "C'è la possibilità, nelle elezioni di ogni tipo, di dare all’elettore la scelta se mettere il nome del candidato per esteso oppure semplificarlo, quando è chiarito in fase di presentazione di candidatura come è sostituibile il nome". "Accade in tutte le elezioni, quindi - spiega ancora il ministro - sarà scritto 'Giorgia Meloni detta Giorgia'".

Spiegazione che evidentemente non basta a La Repubblica, che in un articolo attacca: "Non c'è norma che la vieti, ma la mossa di Meloni per diventare 'solo' Giorgia nel seggio elettorale si espone a una bocciatura senza sconti da parte dei giuristi. E al rischio di contestazioni".

E ancora, si legge: "Ma la decisione della premier è possibile o siamo di fronte all’ennesimo svarione istituzionale? Un professore emerito di diritto amministrativo come Franco Gaetano Scoca la definisce 'una scelta molto discutibile e che può far sorgere contestazioni'. Poteva farlo? 'Non c’è una norma che lo vieta, ma quel nome, Giorgia, in sé non dice che è una donna del popolo e comunque non è affatto detto che una donna del popolo debba essere chiamata per nome. In ogni caso stiamo sempre parlando della presidente del Consiglio'". Appunto. 

Ma niente da fare. La Repubblica insiste citando l'avvocato amministrativista Gian Luigi Pellegrino che parla di "gran furbata, che però non si può fare, perché il soprannome non può essere lo stesso nome". E il costituzionalista di Perugia Mario Volpi che la definisce addirittura "frode elettorale".