L'ora del passo indietro
Michele Emiliano, un quadro inquietante: perché deve dimettersi
È sempre più difficile, a Bari, riuscire a distinguere tra ciò che è legale e ciò che invece è illegale. C’è un sistema di potere ventennale - targato Pd, ed Elly Schlein non può continuare a far finta di cadere dalle nuvole - che ormai ha istituzionalizzato i comportamenti più dubbi. Il governatore Michele Emiliano e il sindaco Antonio Decaro- stesso impasto, solo modi diversi - riescono a far sembrare normale quel che, se lo facessero altri, sarebbe universalmente giudicato uno scandalo. L’ultimo aggiornamento della lista degli orrori lo fornisce la Gazzetta del Mezzogiorno, con un articolo a doppia firma- Giovanni Longo e Massimiliano Scagliarini- che racconta l’interrogatorio di Alfonso Pisicchio, ex assessore regionale all’Urbanistica, arrestato mercoledì 10 aprile con l’accusa di voto di scambio e turbativa d’asta in un affare di appalti pubblici truccati nell’ambito di un’inchiesta partita nel 2020 ma nata da un’informativa dei carabinieri del marzo 2019.
Un’indagine che ha sonnecchiato dimenticata negli scaffali della Procura pugliese e che poi è riemersa, deflagrando, nel caos barese. Pisicchio confessa di essere stato costretto da Emiliano, proprio la mattina del 10 aprile, con un perentorio messaggino sul telefono, a dimettersi dall’incarico di commissario dell’Arti, l’agenzia regionale per la tecnologia, dove lo stesso governatore lo aveva piazzato solo quattro mesi fa. «Mi sono arrivate voci da Roma, c’è una vecchia inchiesta sudi te, o te ne vai da solo o ti caccio» sarebbe stato il diktat del governatore, che poi avrebbe negato al suo ex fedelissimo un incontro chiarificatore.
Quello stesso pomeriggio la Regione ha nominato un nuovo commissario, senza far alcun riferimento a Pisicchio, che sarebbe stato arrestato poi in serata, alle 20, orario del tutto insolito per eseguire un provvedimento di custodia cautelare, tanto più che la richiesta di fermo del pm è datata 16 gennaio 2023. Tra le dimissioni e l’arresto, l’indagato ha passato tutto il pomeriggio nello studio del suo ex avvocato, Michele Laforgia, candidato a sindaco della città sostenuto da Conte in polemica con il Pd, ma secondo i gossip baresi anche da Emiliano. Giallo nel giallo, l’ordinanza di custodia cautelare nei suoi confronti in realtà è stata presentata una prima volta lunedì 8 aprile, per poi essere ritirata il giorno dopo, martedì 9, ed eseguita la sera di mercoledì 10. Qui finisce la stretta cronaca dei fatti.
SOSPETTI
La Procura di Bari arresta 130 persone nell’ambito di un’inchiesta antimafia: in manette tra gli altri la consigliera comunale di Bari Maria Carmen Lorusso e il marito Giacomo Olivieri Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi notifica al Comune di Bari l’istituzione della commissione di accesso per valutare eventuali infiltrazioni mafiose e il possibile scioglimento del Comune Nuova inchiesta sul voto di scambio nei piccoli comuni di Triggiano e Grumo Appula. Indagata anche l’assessore regionale ai Trasporti Anita Maurodinoia Arrestato Alfonso Pisicchio, commissario dimissionario dell’agenzia Arti (Agenzia regionale per la Tecnologia e l’innovazione) pupillo, l’attuale sindaco uscente di Bari, il cui piano, prima che scoppiasse il bubbone delle inchieste era candidarsi a giugno alle Europee con il Pd, fare il pieno di voti e presentarsi nel 2025 come nuovo governatore.
I maligni sostengono che la prima inchiesta del 2024 che ha portato ad arresti e indagati, quella che ha toccato la consigliera comunale Maria Carmen Lorusso, sospettata divoti di scambio, che seguiva di sei mesi l’arresto di un’altra consigliera di Decaro, Francesca Ferri, per voto di scambio mafioso, macchiando così l’immagine linda del sindaco, non abbia poi turbato più di tanto gli ambienti della Regione. In città in tanti sono anche convinti che la gaffe del governatore dal palco, quando davanti a diecimila persone che manifestavano per dire che Bari non è mafiosa, malgrado vi operino 14 clan, disse di aver affidato Decaro alla sorella di un boss in carcere, non sia stata una voce dal sen fuggita, ma un calcolato schiaffo all’onorabilità del primo cittadino. Molta acqua è passata in poco tempo sotto i ponti. La piazzata, organizzata per protestare contro i commissari mandati dal governo per verificare la situazione nel verminaio barese si è rivelata un boomerang, perché da quel giorno sono fioccati nuovi arresti e nuove indagini.
Un’attività giudiziaria che non ha toccato solo la maggioranza di Decaro, portando alle dimissioni dell’assessore al Bilancio, Alessandro D’Adamo, indagato per truffa aggravata con l’accusa di aver ottenuto illecitamente Si aprono ora ragionamenti, illazioni, confidenze, sospetti, a delineare un quadro che, se dovesse essere vero anche solo in parte, sarebbe lo specchio di una realtà inquietante. La premessa politica è che, non è un mistero, Emiliano punta a ripresentarsi nel 2025 come governatore per il terzo mandato, tant’è che la Regione Puglia non ha mai reso esecutiva la norma nazionale che pone a due il tetto massimo delle legislature consentite. L’ostacolo più grande per il presidente sarebbe quindi il suo ex assessore comunale e fondi europei. Anche la giunta Emiliano è stata scalfita, con l’assessora ai Trasporti, Anita Maurodinoia, prima dei non eletti in Puglia per il Pd alle scorse Politiche, costretta a lasciare perché sospettata di voti di scambio.
AMBIZIONI FRUSTRATE
Le cronache dicono che l’attività dei commissari avrebbe avuto un effetto miracoloso sulla Procura, che ha iniziato a tirare fuori dai cassetti indagini note a tutti ma ferme da anni che ora stanno travolgendo non solo Decaro ma anche Emiliano, facendoli entrambi apparire come esponenti di un unico sistema di potere. Amici ieri, nemici oggi, uniti da un vortice che rischia di inghiottire le loro ambizioni. Ma l’aspetto nuovo, e più preoccupante, è che lo scoop della Gazzetta del Mezzogiorno dà spazio ai sospetti di chi calunnia Emiliano ipotizzando che, da ex pm di Bari, egli sia in grado di prevedere le mosse della Procura, retta da un magistrato integerrimo da decenni in rapporti di buona conoscenza con il governatore. Il messaggino a Pisicchio dà fiato alle malelingue.
Ora tutti guardano a un altro assessore regionale, quello al Turismo, Gianfranco Lopane, che sarebbe sotto la lente della Guardia di Finanza. La Regione infatti versa trenta milioni l’anno a un centro di riabilitazione che si affida ai servizi anche di una società che vede lui e la moglie come amministratori e la suocera come rappresentante legale. Potrebbe essere un altro tassello. Nessuno dubita dell’onestà di Emiliano. Sotto processo, non giudiziario, è il suo metodo politico. Il governatore si è sempre vantato di essere inclusivo e saper allargare la sua maggioranza. L’opposizione replica che il suo metodo consiste nell’acquisire consenso mediante concessioni di incarichi pubblici e poltrone a chiunque porti voti, senza stare a chiedersi più di tanto come li ottenga e se il beneficiato meriti il posto.
Altra domanda che varrebbe una risposta è perché la Procura proceda con le indagini a goccia: ogni settimana una novità, come se i commissari del governo avessero aperto un rubinetto ma forze misteriose impedissero che tutto defluisca in uno scroscio definitivo e liberatorio. Forse anziché sognare il terzo mandato il governatore farebbe bene a valutare l’ipotesi di dimettersi.