L'inchiesta

Puglia, Pisicchio e i 65mila euro in contanti nei sacchi dell'immondizia

Una fitta rete criminale composta da imprenditori, tecnici e politici al cui vertice c'era Alfonso Pisicchio, ex assessore pugliese della giunta Emiliano. "I fatti rivestono profili di indubbio allarme sociale, alla luce del sistematico ricorso all’abuso del diritto, del mercimonio delle pubbliche funzioni piegate a vantaggio personale e privato, delle singole condotte che hanno evidenziato una grande professionalità nel pianificare, organizzare e gestire il protocollo antigiuridico monitorato" scrive il giudice per le indagini preliminari.

Secondo l'accusa, la propensione a delinquere dell'organizzazione lascerebbe pensare che possano continuare ad agire. Da qui gli arresti vista "l'entità dei danni patrimoniali cagionati alla Regione Puglia, al Comune di Bari e al buon andamento della pubblica amministrazione". Il broker Cosimo Napoletano, il funzionario del Comune di Bari Francesco Catanese, l’imprenditore Giovanni Riefoli, il fratello Enzo e poi lui, l'assessore Pisicchio che "utilizzava la sua influenza politica e le sue relazioni per una gestione clientelare del suo ruolo, con favoritismi in termini di consenso elettorale (mediante assunzioni nelle imprese favorite o avvantaggiate di persone che assicurano il voto o che avevano militato anche nel suo partito)".

 

 

Come riporta il Corriere della Sera, le ipotesi di reato sono tante, fra cui corruzione, voti di scambio e mazzette di soldi in contanti. Sul balcone di Enzo Pisicchio, durante le perquisizioni del 2020, furono rinvenuti 65 mila euro in contanti. Il tutto nascosto attentamente all'interno di buste nere dell'immondizia. Denaro che gli investigatori definirono "verosimilmente di provenienza illecita" e a cui vbisognava sommare "l’assunzione fittizia" della figlia Rebeccca, l pagamento della festa di laurea della stessa Rebecca, un’auto di servizio e un cellulare