L'imbarazzo democratico
Meloni a Porta a porta: "La sinistra non ha più diritti degli altri". Bari, bordata su Pd e Decaro
La "lunga serata televisiva" di Giorgia Meloni inizia a Cinque minuti, e si conclude sempre su Rai 1 e sempre da Bruno Vespa, ma a Porta a porta. E la premier, che prima aveva accusato la sinistra di avere un piano, quello di volere un sistema elettorale che faciliti "i governi di larghe intese" per poter "governare anche quando perde le elezioni", tira un altro colpo durissimo al Pd.
Il tema del giorno è, giocoforza, il caso di Bari: l'inchiesta per corruzione elettorale che in mattinata, tra indagati e arresti, ha portato alle dimissioni di Anita Maurodinoia, il potente assessore ai Trasporti della giunta della Regione Puglia guidata dal governatore Michele Emiliano. Una lady preferenze da cui, nel pomeriggio, ha dovuto prendere le distanze anche una imbarazzatissima Elly Schlein. La questione si ricollega peraltro alla già nota inchiesta sulle possibili infiltrazioni mafiose che ha spinto il Viminale a dare il via libera a una commissione, che potrebbe portare allo scioglimento del Comune retto dal sindaco uscente democratico Antonio Decaro.
"Non avrei politicizzato questa situazione e penso sia stato doveroso da parte del ministro degli Interni mandare la commissione di accesso a Bari", ha sottolineato Meloni, secondo cui "le accuse rivolte al ministro Piantedosi" da parte del Pd "sono vergognose". "La verifica è doverosa - rivendica il presidente del Consiglio -. Non abbiamo fatto una forzatura nel mandare la commissione d'accesso".
E ancora: "Possiamo discutere se è adeguata la norma sullo scioglimento dei Comuni ma non si può chiedere che i Comuni di sinistra ne siano esentati. Questa idea che a sinistra abbiano più diritti degli altri non mi ha mai convinto", ribadisce con una punta di ironia la Meloni.
Tiene banco anche l'ampio capitolo politico delle riforme. "Sulla legge elettorale non siamo intervenuti. Io personalmente sono abbastanza laica sul ballottaggio, l'importante è portare a casa la riforma che considero l'eredità più importante che posso lasciare. Non è una riforma che riguarda me, ma quello che succede dopo e se non proviamo a farla noi vuol dire che non abbiamo il senso della responsabilità che ci portiamo dietro".
Meloni ha quindi sottolineato un merito della sua squadra: "L'economia va meglio per merito delle imprese, perché la ricchezza non la crea lo Stato. Noi abbiamo fatto del nostro meglio per migliorare le cose, ad esempio se noi non paghiamo le persone per non lavorare ma incentiviamo le assunzioni le persone sono più spronate a lavorare. Se incentivi le assunzioni, le aziende sono portate ad assumere". "Oggi il governo italiano è percepito tra i governi più stabili d'Europa, è un governo che ha una visione, un governo che ha una continuità e un governo rispetto al quale ci si sente al sicuro e questo porta ricchezza".
Qualche minuto prima, a Cinque Minuti appunto, la premier aveva fatto anche il punto sulla sanità, tema centrale nelle varie campagne elettorali per le elezioni amministrative delle passate e delle prossime settimane, rispondendo alle accuse delle opposizioni. "I numeri dicono che non è vero" che il governo ha inferto tagli alla sanità "e i numeri non sono opinioni: il fondo sanitario nel 2024 è al massimo storico di sempre: 134 miliardi. Negli anni prima del Covid stava a 115 miliardi. L'unica cosa che non si può dire è che abbiamo tagliato".