Polemiche inutili

Sardegna, i vergognosi insulti a Ramelli dopo la targa di Truzzu

Roberto Tortora

Sergio Ramelli, militante del Fronte della Gioventù e ucciso a colpi di chiave inglese 49 anni fa da un gruppo di militanti di Avanguardia operaia, è una figura che, dopo tanti anni, genera ancora polemiche. In particolare a Cagliari dove, qualche giorno fa, è stata intitolata a lui una piazza in città, tra via Alghero e via Deledda. Apposta una targa con la scritta “vittima della violenza politica”.

Subito, sui social, è partita la macchina del fango con insulti di ogni tipo, uno sciacallaggio mediatico che alimenta un clima di veleno contro il sindaco uscente di centrodestra, Paolo Truzzu, in vista delle prossime elezioni comunali nel capoluogo della Sardegna. I post sono aspri, vanno dall’invito all’oltraggio della targa alla provocazione di intitolare la piazza, invece, a Carlo Giuliani. Un utente scrive: Ieri mattina a Cagliari è stato intitolato uno spazio a Sergio Ramelli, uno sporco fascista morto troppo tardi”. Un altro utente rincara la dose puntando il dito contro chi “zitto zitto ha intitolato la piazza a un teppistello fascista italiano”.

 


Fuori dal mondo social, il Partito Democratico si è eretto ad artefice della polemica con le dichiarazioni del segretario provinciale Jacopo Fiori: “Sergio Ramelli è stato ucciso ingiustamente con violenza inaudita e insensata, ma la destra più becera e cameratesca lo ha elevato a simbolo e a feticcio”. Parole che stonano e a cui fanno seguito quelle della consigliera comunale piddina Francesca Mulas Fiori: “Truzzu ha usato in modo ipocrita la toponomastica come una clava per legittimare e garantire visibilità e spazio politico ai gruppi neofascisti a cui la sua parte politica liscia il pelo”. Descrive bene il quadro cagliaritano Renato Diana, coordinatore cittadino di Gioventù nazionale: “Il Pd sfrutta la drammatica storia di Sergio Ramelli per fomentare gli animi dei suoi elettori con argomentazioni strumentali e illazioni divisive. Ramelli rappresenta un esempio e una figura non più solo della destra ma della pacificazione nazionale”.