Mister lanciafiamme
Campania, accessi chiusi per chi ha un ictus: ma De Luca accusa Meloni
È che sul punto non demorde. Vincenzo De Luca, il focoso presidente della Regione Campania, da settimane ha tappezzato Napoli con cartelli e manifesti (dove è stampigliato anche lo stemma dell’ente che guida, a scanso di equivoci su quale sia la firma in calce) contro l’odiata autonomia differenziata- che in sostanza consiste nella cessione alle Regioni, da parte dello Stato, di alcune importanti competenze quali appunto la sanità, con la possibilità per le Regioni stesse di trattenere i gettito fiscale per finanziare le competenze in questione. Cartelli e manifesti, dicevamo, che poi si traducono in una crociata contro l’esecutivo di centrodestra - e, infatti, il leitmotiv della campagna è chiaro: «Il governo Meloni tradisce il Sud». Più nello specifico: «Il governo Meloni chiude i pronto soccorso». Stampato a lettere cubitali, pittato su su terrazze, strade e cavalcavia. E domenica lo ha ribadito, De Luca, che «abbiamo chiesto al governo nazionale di fare tre cose per scongiurare la chiusura dei pronto soccorso, ma c’è qualche stupido che fa dello sciacallaggio».
Colpa di Fratelli d’Italia, insomma. Colpa di Roma, di Palazzo Chigi, colpa del numero chiuso nelle facoltà universitarie di Medicina e delle retribuzioni basse per i camici in corsia. Che pure sono fattori da tenere in considerazione, è vero, però non è questo il punto. Il punto è che, in Campania, ospedali e cliniche, punti di primo intervento e Asl, sono in sofferenza da tempo. Da anni. E l’autonomia differenziata c’entra che no.
PENURIA DI NEUROLOGI
Esempio numero uno: scrive il quotidiano Il Mattino di Napoli che l’Ospedale del Mare (anch’esso nella città partenopea) è in grande sofferenza. Lo è già adesso, che l’autonomia differenziata è solo una proposta sul tavolo della politica nazionale, e lo è perché è congestionato da diversi giorni in quanto in altri poli - come a Nola e a Castellammare- da almeno un mese sono sospesi gli accessi in emergenza per chi ha avuto un ictus.
Non ce la fanno, i dottori della Asl 3 napoletana - sotto la cui competenza stanno i centri sopracitati - a star dietro a tutti: e dopo che alcuni neurologi assunti a settembre del 2023 hanno rassegnato le dimissioni, è scoppiato il caos. Chi è rimasto in servizio riesce a malapena a coprire i turni ordinari, e la Stroke Unit (il reparto avanzato per i disturbi cerebrovascolari) è stata costretta a sospendere le attività. La Regione (quindi De Luca) è al lavoro per affrontare la situazione, epperò al momento chi ha un infarto si riversa, necessariamente, proprio all’Ospedale del Mare, che di conseguenza è oberato di richieste.
Esempio numero due: nel 2022 (si tratta dell’ultimo dato disponibile dell’Agenas, l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali che ha redatto il suo report meno di tre mesi fa) la Campania ha spesso 222 milioni e 493mila e 134 euro per i suoi residenti che sono andati sì a curarsi, ma l’han fatto in altre Regioni italiane (oltre il 42% dei quali ha scelto la sola Lombardia). La migrazione sanitaria dalla Campania, nel decennio 2012-2022, è costata 3,5 miliardi di euro, appena nel 2021 ha riguardato qualcosa come 56mila pazienti, e d’accordo che c’è chi riesce a fare peggio (come la Calabria, che registra al momento l’incidenza più elevata di “migranti sanitari”), però il campanello d’allarme rimbomba lo stesso. E, anche qui, rimbomba da anni.
GIUDIZI NEGATIVI
Esempio numero tre: meno di dieci giorni fa il sito d’informazione Fanpage.it ha provato ad analizzare il mondo dei commenti social sul tema in questione, cioè sul “gradimento” alla Sanità campana, raccogliendo dati su Facebook che riportavano le parole “ospedale”, “Asl”, “primo soccorso” e via dicendo. Di materiale ne ha messo da parte parecchio, 90mila post per 420mila commenti e 3,1 milioni di interazioni. Non è andata benissimo.
È andata che mediamente la considerazione degli utenti della rete si attesta su sensazioni negative, con le sole eccezioni dei poli di Avellino e Benevento: a Napoli e a Caserta, invece, la percezione di chi ci abita, tra segnalazioni di disservizi e casi di cronaca balzati agli onori dei giornali, è una china in discesa. I campani discutono, su internet, delle difficoltà dell’ospedale di Nocera Inferiore, del servizio di quello di Battipaglia, delle manifestazioni per la riapertura del pronto soccorso di Boscotrecase.
Potrebbe essere un caso, l’Ospedale del Mare congestionato e l’Unità per gli infarti sospesa in altri nosocomi. Potrebbero essere un caso i numeri dei campani che, per curarsi, vanno a Milano o a Roma o comunque lontano da casa. Potrebbero rappresentare soltanto un caso anche i commenti sul web, non del tutto lusinghieri, non tutti propriamente entusiasti. Potrebbe. Oppure potrebbe essere che, a Napoli e a Salerno, a Torre Annunziata e a Eboli, qualche problemino sul fronte sanitario ci sia. Non da oggi e nemmeno da domani, come vorrebbero quelli che «sarà tutta responsabilità dell’autonomia differenziata».