Tic tac

Basilicata, la mossa di Renzi: appoggio a Bardi, sinistra a pezzi

Pietro De Leo

Chiamarlo caos è poco. È la frana del campo largo quella che si consuma ieri in Basilicata, quando un comunicato annuncia che Domenico Lacerenza, primario di oculistica a Potenza, si ritira dalla corsa per la guida della regione. «Dopo attenta riflessione - scrive - voglio comunicare la mia rinuncia alla candidatura». E aggiunge: «È una decisione presa con assoluta serenità e anche nell’interesse delle forze politiche che hanno voluto propormi. Avevo dato la mia disponibilità, ma non posso non registrare le reazioni che ci sono state in seguito».

E già, il punto è tutto lì. Il nome di Lacerenza, infatti, viene scelto dopo che il leader del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte aveva fatto registrare un no granitico ad Angelo Chiorazzo (nome proposto dai dem), l’accordo era virato mercoledì sul medico, particolarmente stimato dal leader pentastellato. Da lì, però, parte lo psicodramma. Carlo Calenda denuncia di esser stato escluso dal tavolo in cui si è definita la scelta del nome, a causa di un veto di Conte. Lacerenza, tuttavia, non viene assorbito neanche da una quota del Pd locale, dove amministratori, sindaci ed attivisti dem contestano la scelta e rilanciano su Chiorazzo, che a sera rompe gli indugi: «Mi candido a governatore. Noi ci siamo. Con me chi vorrà starci. Per seminare occorre voltare pagina. Per questo, abbiamo deciso, insieme a Basilicata Casa Comune, di candidarci a rappresentare questo moto di popolo. Assieme a noi ci saranno altre liste civiche e chi vorrà sposare questo progetto».

 


Poco prima, mentre il Pd, di fatto, si spaccava, Italia Viva si esprimeva positivamente su Vito Bardi, il candidato del centrodestra. Un gradimento che si è tramutato in accordo ieri. Il partito di Renzi, così, schiererà i propri candidati nella civica del Presidente uscente. Per quanto riguarda Azione, alcuni rumors in ambienti di centrodestra parlavano di incontri che si sarebbero svolti, tra venerdì e sabato, per una convergenza su Bardi. Indiscrezioni che sembrano indirettamente confermate da quel che ha detto Marcello Pittella, numero uno dei calendiani in Basilicata, in un’intervista a Qn: «Sul programma ci potrebbero essere le condizioni per un’intesa con Vito Bardi». Ma il ritiro di Lacerenza apre ad uno scenario del tutto nuovo. Qui, infatti, si verifica la frana. Contestualmente all’abbraccio dei renziani con il centrodestra, infatti, arriva la notizia che il Movimento 5 Stelle potrebbe correre da solo. Schierando Alessia Araneo, consigliera comunale di Melfi, o la collega di Pisticci Viviana Verri, che fu sindaco nel 2016. Il puzzle, però, va ricomposto anche nel Pd, su cui nel frattempo si innesca il pressing di Calenda, che arrivato a Matera tuona: «Il Pd ritrovi un po’ di orgoglio, mandi a quel paese Conte e si costruisca un’alternativa seria, di governo, che non può essere condizionata dai cialtroni». Nel campo dem, ci sono varie ipotesi. Quella di Chiorazzo, che proviene dal mondo delle cooperative bianche, è la più robusta. E ci sono alcune voci ad affollarsi in suo favore. Tonio Boccia, ex presidente della Regione, scrive: «Non vi pare che è arrivata l’ora di farla finita? Abbiamo un candidato sicuro, che si chiama Angelo Chiorazzo, che può ancora far vincere il centrosinistra allargato o non. Mi sembra l’unica strada percorribile».

L’ex coordinatore regionale di Italia Viva, Fausto De Maria, invita: «Dopo la rinuncia di Lacerenza, vale ancora di più. Non rispondete più nessuno da Roma, e andiamo a vincere le elezioni con Angelo Chiorazzo». Però c’è anche l’ex presidente del Consiglio Regionale Piero Lacorazza, Pd, che si autopropone: «Mi metto al servizio di una comunità con la candidatura a Presidente della Regione. Confrontiamoci». Insomma, la situazione è alquanto fumosa. Con Giuseppe Conte che mette la chiosa sulla giornata di disastro, ripristinando i toni da tribuno: «Abbiamo trovato una sintesi su un candidato, si è scatenato un tiro al piccione. Diciamo alle altre forze politiche, la persona che abbiamo trovato aveva i requisiti, un professionista serio competente e capace, un civico. Hanno iniziato a impallinarlo come me quando ero premier». E aggiunge: «Noi in Basilicata non sottoscriveremo mai, e dico mai, la gestione di una politica sanitaria come si è sviluppata negli ultimi decenni. Le famiglie che hanno governato la Lucania per 40 anni non le appoggeremo, non saranno con noi. Chiaro? Lo dico a chi ci sta insultando in queste ore».