Spararla grossa

M5s, reddito a tutti i campani: l'ultima farsa di Giuseppe Conte

Michele Zaccardi

«Vogliamo rafforzare il reddito di cittadinanza in ogni regione conquistata». Subito dopo la vittoria della grillina Alessandra Todde in Sardegna, Giuseppe Conte aveva rilanciato il cavallo di battaglia del Movimento. L’idea era appunto quella di introdurre il sussidio nelle regioni dove governa la sinistra. Dopo l’abolizione decisa dall’esecutivo Meloni, e la sua sostituzione con due strumenti (l’assegno di inclusione e il supporto per la formazione e il lavoro, che si rivolge agli “occupabili”), il reddito è infatti tornato d’attualità. E questo nonostante il costo, decisamente elevato, per lo Stato. Dall’aprile del 2019, quando venne erogata la prima mensilità dal governo giallo-verde, fino alla fine dell’anno scorso, quando è stato appunto eliminato, il sussidio contro la povertà è costato 34 miliardi di euro (compresa anche la pensione di cittadinanza, che integrava gli assegni previdenziali troppo magri). Così ieri il Movimento 5 Stelle ha depositato una proposta di legge regionale per introdurlo in Campania.

«Mentre il governo volta le spalle a chi è più in difficoltà, noi proponiamo una misura di welfare regionale che mira a colmare gli enormi disagi provocati dall’abolizione del reddito di cittadinanza, da noi istituito, senza aver fatto nulla in termini di reinserimento sociale e lavorativo per chi è in difficoltà economica ed occupazionale» ha dichiarato la deputata nonché coordinatrice napoletana del M5s, Gilda Sportiello. «Con la proposta di legge regionale che mira ad istituire il Reddito Regionale di Cittadinanza in Campania proseguiamo la battaglia di civiltà a sostegno delle fasce più fragili» ha aggiunto, annunciando che domani Giuseppe Conte si recherà a Napoli per presentare la misura.

 

 

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ACCOGLIENZA FREDDA

Ma come è stata accolta l’iniziativa a sinistra? In modo piuttosto freddo. La prima reazione politica non è infatti arrivata da qualche esponente del centrodestra ma dallo stesso governatore della Campania, il dem Vincenzo De Luca. «C’è un tema su cui dobbiamo riflettere ed è il tema della povertà. Dobbiamo affrontarlo e confrontarci con tutti, ma sapendo che si fanno i conti con i bilanci. Quindi cose propagandistiche non se ne possono fare» ha commentato il presidente campano. «Probabilmente» ha sottolineato, «conviene riprendere una vecchia linea, che era quella del governo Gentiloni, che teneva in piedi il reddito di inclusione. Diventavano interlocutori delle istituzioni i Comuni, che riuscivano a fare un filtro con gli uffici delle politiche sociali, cioè a capire bene quali erano le aree di povertà e le famiglie. Poi dobbiamo fare le correzioni necessarie per evitare elementi degenerativi. È un discorso da affrontare in maniera molto laica, molto responsabile a due condizioni: nessuna demagogia e fare i conti con i soldi. Sapendo ovviamente che il tema della povertà è un tema nazionale». Insomma, meglio non strafare. Anche perché è difficile che nei bilanci regionali si riescano a racimolare le risorse necessarie a dare attuazione all’idea di Conte. Soprattutto nelle regioni del Sud, dove risiedeva il maggior numero di beneficiari della misura.

 

 

 

I NUMERI

Nel caso della Campania, l’anno scorso, 297.536 famiglie hanno ricevuto almeno una mensilità di reddito o pensione di cittadinanza per un importo mensile di 630,52 euro. Numeri elevati, che ne hanno fatto la regione con più beneficiari in tutta Italia (1,367 milioni), ma che sono drasticamente inferiori a quelli del 2022, quando i nuclei assistiti erano 354.760 per un importo medio di 617,06 euro al mese. Un calo dovuto alla stretta varata dal governo con la legge di Bilancio del 2022, che ha limitato a sette mesi la fruizione dell’assegno per il 2023. Soltanto a dicembre dell’anno scorso, i nuclei percettori sono stati 161.071, con un assegno medio di 621,36 euro. Reintrodurre il reddito in Campania costerebbe dunque circa 100 milioni di euro al mese.

Poi, certo, una parte dei vecchi beneficiari ha diritto a ottenere l’assegno di inclusione e quindi il costo complessivo per le casse regionali sarebbe più basso. Secondo l’Inps, a gennaio scorso in Campania il sussidio è stato erogato a 83.355 famiglie, più o meno la metà di chi percepiva il reddito. Insomma, a spanne la Regione guidata da De Luca dovrebbe sobbarcarsi una spesa di 50 milioni di euro al mese, 600 milioni in un anno. Abbastanza da far dire al governatore dem che «le cose propagandistiche non si possono fare». E questo senza contare le truffe. Da aprile 2019 al primo semestre 2023 sono stati oltre 54mila gli interventi di controllo della Guardia di finanza sui percettori. Interventi che hanno consentito di accertare 45.524 irregolarità e di denunciare 48.392 furbetti, che hanno percepito (o solo richiesto) indebitamente 505,7 milioni di euro.