Declino

M5s, ecco perché Beppe Grillo non è più utile

Francesco Damato

Anche se volesse solo consultare Beppe Grilllo, visto quello che gli costa economicamente, dopo il risultato elettorale in Abruzzo da lui stesso definito “modesto”, Giuseppe Conte non dovrebbe sentirsi consolato. Il suo garante, oltre che consulente della comunicazione, sembra ancora più sorpreso di lui di fronte a ciò che gli succede attorno. Sul blog una volta bollente di rabbia, fantasia e volontà di combattimento, anzi di vittoria, e alla grande, Grillo si è ridotto a riproporre pensieri non proprio incoraggianti di Ennio Flaiano e ad arruolarsi, con essi, nella “minoranza silenziosa” di questo Paese. Che di minoranze del genere ne ha viste già altre.

«Appartengo alla minoranza silenziosa. Sono di quei pochi- ha copiato infatti da Flaiano un Grillo datato 9 marzo, già prima quindi del voto abruzzese e delle sue sorprese per chi aspettava la sconfitta del centrodestra - che non hanno più nulla da dire e aspettare. Che cosa? Che tutto si chiarisca? L’età mi ha portato la certezza che niente si può chiarire: in questo paese che amo non esiste semplicemente la verità. Paesi molto più piccoli e importanti del nostro hanno una loro verità, noi ne abbiamo infinite versioni. Le cause? Lascio agli storici, ai sociologi, agli psicanalisti, alle tavole rotonde il compito di indicarci le cause, io ne subisco gli effetti. E con me pochi altri: perché quasi tutti hanno una soluzione da proporci: la loro verità, cioè qualcosa che non contrasti i loro interessi. Alla tavola rotonda bisognerà anche invitare uno storico dell’arte per fargli dire quale influenza può avere avuto il barocco sulla nostra psicologia. In Italia la linea più breve tra due punti è l’arabesco. Viviamo in una rete d’arabeschi».

 

 

E non solo- aggiungerei grazie alle cronache giudiziarie e politiche di questi giorni- una rete di dossier e simili di fronte alla quale impallidisce il ricordo di vicende passate come quella del Sifar del compianto generale Giovanni De Lorenzo. O del meno lontano, o più vicino, Pio Pompa di dichiarata devozione per l’allora presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, secondo confidenze epistolari riproposte su Domani – e dove sennò?- da Piero Ignazi. Che nega perciò oggi al centrodestra il diritto di indignarsi, protestare e reclamare sempre più indagini sulle decine di migliaia di incursioni informatiche condotte prevalentemente ai suoi danni da impiccioni più o meno di Stato.

Ma torniamo al Flaiano riproposto da Grillo e anticipatore persino di Berlusconi con quel richiamo al Paese “che amo”. Vi ricordate il messaggio televisivo del Cavaliere di cui è stato celebrato di recente il trentesimo anniversario? Pensavamo che fosse stata una trovata del solito, geniale Berlusconi ripreso da una telecamera infilata in una calza per effetti chissà quanto speciali. E invece era solo una scopiazzatura di Flaiano, neppure dichiarata con l’onestà dimostrata invece adesso da Grillo.

 

 

Mi chiedo, con gli umori che ha, oltre che con gli spettacoli per i quali emette e vende biglietti promettendo o facendo credere di essere pirandellianamente “un altro” rispetto al passato remoto e recente; mi chiedo, dicevo, di quale utilità potrà mai rivelarsi a Conte il consigliere remunerato della comunicazione nel quale si è doppiato il fondatore superstitite del Movimento 5 Stelle. Di ben altro credo che abbia bisogno l’ex premier con i problemi che tardano a risolversi nei cosiddetti “territori”. O che addirittura aumentano nella stessa misura delle ambizioni, per carità, legittime e umanissime del professore già avvocato del popolo.

In sede locale il partito di Conte arranca nonostante i generosi aiuti che ogni tanto gli fornisce la segretaria del Pd accettandone candidature o oltro, come quella di Alessandra Todde in Sardegna, arrivata ad un pur stentato successo che per un po’ si è sperato di ripetere in Abruzzo con l’ex rettore dell’Università di Teramo. Ma è stata si è visto - tutt’altra vicenda. È spirato tutt’altro vento. Il marziano di Flaiano non vi è per niente sbarcato.