Nel Cda

Elly Schlein porta "baffone" Ruotolo in Rai: la mossa contro il M5s

Alessandro Gonzato

Elly ha un piano, ed è già una notizia. Il piano della Schlein è di piazzare il baffone di Sandro Ruotolo, capo della comunicazione del Pd, nel Consiglio d’amministrazione della Rai. L’obiettivo è chiaro: imbrigliare i Cinque Stelle. In che modo? Anche Conte ovviamente potrà avere il proprio rappresentante nel Cda, ma Ruotolo ha lavorato per trent’anni in Rai – entrato nell’80 come inviato speciale per conto della sede campana – conosce alla perfezione i meccanismi di Viale Mazzini, anche i nitriti del cavallo. Il suo sarebbe un baffo-radar, capterebbe tutto e lo trasmetterebbe in diretta alla segretaria dem. I grillini finirebbero in un angolo e senza segnale.

Il nuovo Cda potrebbe essere nominato prima di Pasqua, o comunque a strettissimo giro, e dentro l’uovo l’ex premier potrebbe trovare l’ex sodale di Michele Santoro. Un attimo: ma la Schlein non era quella che voleva tutti i partiti fuori dal servizio pubblico? I baffi di Salvador Dalì volgevano sempre al cielo, come le torri della cattedrale di Burgos.

Quelli di Ruotolo, molto più folti e canuti, lo scorso 7 febbraio facevano su e giù al ritmo di Elly mentre lei sotto la sede della Rai gridava a «Tele-Meloni», a «questo servizio pubblico svilito a essere portavoce della propaganda di questo governo». Baffi radar ma anche yo-yo. Pure Ruotolo quel giorno aveva tuonato contro il governo, e che tempra il vecchio comunista: «Noi, come Partito democratico, pensiamo che occorra liberare la Rai, riformandola dall’ingerenza dei partiti». Bene! E in che modo la si libera? Facendo entrare il Ruotolo nel Cda. Ennio Flaiano sosteneva che il peggio che può capitare a un genio è di essere compreso.

 

Il motivo della protesta Dem era tragicomico. Per la segretaria del Pd il Tg1 non le dava spazio, di più, la censurava, e però i dati hanno dimostrato che non solo non era vero, ma che la Schlein aveva superato addirittura la Meloni e Mattarella come presenze.

L’altro capolavoro – non era facile bissare – è stato quello di piazzarsi fuori dalla Rai quando tutti i dirigenti Rai erano al Festival di Sanremo. Per Martin Luther King era «sempre il momento giusto per fare quello che è giusto». Al Nazareno però c’è anche chi dice che il baffo di Ruotolo potrebbe dover sgomitare per risalire sul cavallo Rai. Elly, si mormora – ma lo scenario non convince – in alternativa starebbe pensando a Chiara Valerio per cacciare i partiti dalla Rai.

 

 

Chiara Valerio, editorialista di Repubblica, della Stampa, del Domani, dell’Espresso, responsabile della narrativa per la casa editrice Marsilio, conduttrice su Rai Radio3, e signorina Rottenmeier della sinistra, fustigatrice di fascisti immaginari, occhiali severi e ditino puntato. È anche la curatrice di “Più libri più liberi”, dove gli scrittori e i “vip” più a destra sono Roberto Saviano, Zoro (quello di “Propaganda”, su La7, che aveva per idolo Soumahoro), ed era di casa Michela Murgia, sua grande amica (della Valerio, non sappiamo se anche di Soumahoro). Tra gli ospiti preferiti, inoltre, Zerocalcare e Monica Cirinnà, e stavamo colpevolmente dimenticando Serena Dandini.

Torniamo alla Schlein, la quale accusa la premier di «familismo», la sorella Arianna ai vertici di Fdi e il cognato Francesco Lollobrigida ministro.
Meloni un paio di mesi fa – era in corso la polemica sulla nomina del direttore generale del Teatro di Roma – le aveva risposto con «l’amichettismo»: «È finito quel tempo, com’è finito il tempo in cui per arrivare da qualche parte serviva la tessera di partito». Per silenziare i 5Stelle invece serve il baffone. E se va bene a Elly, buona camicia a tutti. Dino (Elly) Collofit: proprio una camicia coi baffi.