Dl Elezioni
Calderoli a FdI: "Allora 2 mandati anche in Parlamento"
La Lega non molla sul terzo mandato per i governatori e il braccio di ferro dentro la maggioranza di governo va oltre la "questione-Zaia" Sull'emendamento presentato dal Carroccio nonostante la contrarietà di Fratelli d'Italia, spiega Roberto Calderoli, ministro per gli Affari Regionali, in una intervista a Repubblica, "decidono i gruppi parlamentari cosa fare. Ma la nostra è una posizione politica e resta tale: se deve esserci una scelta democratica non può esserci limite".
Nel giorno delle votazioni delle modifiche al Dl elezioni in commissione al Senato, con la Lega che ha annunciato il ritiro dell'emendamento sul terzo mandato per i sindaci (senza ritirare invece quello sui governatori, il vero nodo del contendere) il ministro va giù secco proponendo una alternativa poco gradita a Giorgia Meloni: "Oppure - sottolinea Calderoli - facciamo come i 5 Stelle" con il limite dei due mandati per i parlamentari. "Io ovviamente non sono d'accordo, ma a quel punto è più coerente. E' un limite autolesionista, è evidente. Quando con il tempo alcuni grillini erano diventati bravi, li hanno mandati a fare i posteggiatori".
Sul Veneto e sui rapporti con FdI, Calderoli afferma che "la volontà politica di ciascun partito va rispettata. Però la sovranità appartiene al popolo, che decide nelle urne". Il ministro insiste e alle opposizioni propone "una operazione verità": "Basta slogan, confrontiamoci nel merito. Ci sono 12 Regioni su 20 che spendono meno di quanto producono e con quell'avanzo garantiscono le altre 8 Regioni, che spendono più di quello che incassano. L'interesse delle Regioni che hanno accettato la perequazione e rinunciato a tenere per sé il residuo fiscale è di fare crescere il Sud".
L'ok definitivo alla riforma potrebbe arrivare prima delle Europee? "Lo decide il Parlamento. Ma se non c'è ostruzionismo i tempi ci sono per chiudere in primavera", taglia corto il ministro. Sulla morte di Alexei Navalny non c'è spazio per ambiguità di sorta: "Non accetto che un oppositore politico sia incarcerato e torturato. Il modo in cui è morto è una conseguenza di quella tortura e la responsabilità è del regime russo".