Al presidio
Milano, la polizia identifica l'ex Br ma la sinistra urla al regime
Chiedere i documenti non si può. Il Pd non vuole. In Italia si può solo rovesciare idranti addosso ai portuali di Trieste o dare il foglio di via a uno di loro che sta su una sedia in piazza del Popolo a Roma. Ma se ti azzardi a identificare un gruppo di persone di cui non sapevi nulla, e tra i manifestanti individui l’ex Br Alberto Franceschini, lo Stato di polizia è vicino.
Teorie bizzarre, ma che ripetute un’infinità di volte possono far credere che rappresentino la realtà. E così la giornata di ieri è trascorsa stavolta prendendo di mira Matteo Piantedosi, ministro dell’Interno, per via di alcuni agenti del capoluogo lombardo che hanno sottoposto a identificazione le persone presenti ad un presidio per deporre fiori in memoria del dissidente russo Navalny.
In pratica, ci sono stati controlli e identificazioni effettuate dalla Digos di Milano ai Giardini Politkovskaja nel corso della commemorazione in memoria di Navalny. Secondo quanto si è saputo, sabato era arrivato in questura un preavviso in merito alla commemorazione a nome del promotore che avrebbe portato con sé due o tre persone. Gli agenti della Digos, avendo notizia dell’iniziativa, nel corso di un controllo hanno trovato più persone rispetto a quanto preannunciato, mentre mancava proprio il promotore. Vista la presenza di più partecipanti, gli agenti hanno provveduto a identificare tutti i presenti, tra le 12 e le 20 persone. Tra di essi, c’era anche Franceschini, storico fondatore delle Brigate rosse. E quale sarebbe lo scandalo? Al massimo eccesso di zelo, come ha sottolineato la questura milanese, o fiuto investigativo.
Enorme scandalo invece per il Pd, che sui social ha invitato Piantedosi a identificare quanti hanno partecipato alla fiaccolata di ieri sera in Campidoglio, tanto per fare cagnara. Ci si è messo pure il solito Gad Lerner via social: «Il ministro Piantedosi sostiene che identificare i cittadini partecipanti a raduni pubblici non rappresenta una compressione delle libertà personali.Abituatevi. Schedature per chi manifesta. Manganello facile. Così l’Italia si sta ungherizzando». Urge un medico, ma uno che sia bravo.
Gli rispondono a muso duro i sindacati di polizia, a partire dal Mosap con il suo leader Fabio Conestà: «Schedatura e manganello facile. Con queste due parole Gad Lerner non ha perso occasione per offendere la polizia intervenuta a Milano per identificare dei manifestanti presentatisi sul posto in numero maggiore rispetto a quanto annunciato dal promotore dell’evento.
Ciò che hanno fatto i colleghi della Digos rientra nell’ordinaria amministrazione a tutela dell’ordine pubblico».
E poi l’invito a scusarsi con gli uomini delle forze dell’ordine: «Gad Lerner confonde lo Stato di diritto con lo Stato di polizia e lo fa, nella sua consapevole ignoranza strumentale in materia, visto che non è nuovo ad attacchi sfrontati nei confronti di chi indossa l’uniforme. Per colpire Piantedosi, evidentemente di estrazione politica opposta, Lerner ha pensato bene di etichettare come violenti tanti uomini e donne che servono il Paese, il nostro, quello in cui vigono regole e leggi che Lerner dall’alto dei suoi pulpiti, dovrebbe conoscere. Chieda scusa alle forze di polizia, ma sappiamo per certo che non lo farà. L’umiltà – conclude – non appartiene ai paladini del diritto ad offendere, ancor più quando questi sono ignoranti, nel senso che ignorano la materia che si accingono a commentare».
E che lo dite a fare, cari agenti di polizia. Ieri si è scatenata un po’ tutta la sinistra con in prima linea quel Pd sempre più estremista (De Luca docet davanti a palazzo Chigi): Matteo Orfini, Alessandro Zan, Filippo Sensi, ma anche altri come ovviamente Ilaria Cucchi e persino Carlo Calenda. Per costoro è uno scandalo se i poliziotti fanno il loro mestiere, perché quello loro è aizzare la pubblica opinione contro gli agenti e il ministro dell’Interno. Abbiamo ricordato i portuali di Trieste perché era l’epoca dei provvedimenti che ti facevano piombare la polizia in casa se cenavi con i parenti mentre una normale operazione di ordine pubblico viene spacciata per l’anticamera di un colpo di Stato. Meno male che non governano più.