Altolà

Vittorio Sgarbi, dimissioni sospese: "Sarà una lunga agonia"

Salvatore Dama

Ci pensa. Poi ci ripensa. Poi ci ripensa ancora. «Non sono ancora un ex sottosegretario», dichiara Vittorio Sgarbi, che nei giorni scorsi si era dichiarato pronto a lasciare il suo incarico istituzionale. Le cose non stanno proprio così, precisa. «Le dimissioni le ho solo annunciate, ma le devo ancora negoziare con il governo. In questo momento sono ancora sottosegretario alla Cultura, sia pure con annuncio di dimissioni. La mia agonia sarà lunga».

Il critico d’arte la chiama “agonia”. E non a caso. Perché l’uomo è abituato ai colpi di teatro. E non è uno che si fa da parte imponendosi il silenzio. Infatti Sgarbi parla. Lo fa con un’intervista all’emittente di Frosinone, Teleuniverso, a margine di un evento alla Bit di Milano, la Borsa Internazionale del Turismo. Che c’entra Frosinone? Perché Sgarbi, tra le varie cose, è anche sindaco di Arpino, dove l’opposizione chiede che le vicissitudini del sottosegretario siano oggetto di un confronto in consiglio comunale. A Sgarbi si rimprovera di essere poco presente in città.

Intanto va avanti l’inchiesta di Report. La trasmissione ha realizzato un’intervista esclusiva, insieme al Fatto Quotidiano, che è andata in onda nella puntata di ieri sera su Raitre, a Dario Di Caterino, l’uomo che ha fatto dimettere (forse) Vittorio Sgarbi. Di Caterino faceva parte del “cerchio magico” di Sgarbi, ma lo scorso ottobre scrive una lettera anonima a decine di indirizzi istituzionali. In allegato, tutta la documentazione sulle attività professionali del sottosegretario. Il ministro Sangiuliano trasmette tutto all’Antitrust, che apre un’inchiesta. La decisione è giunta sabato: per il Garante l’attività di conferenziere a pagamento svolta da Sgarbi è incompatibile con l’incarico di governo, secondo quanto afferma la legge Frattini sul conflitto di interessi.

 

Il tuo browser non supporta il tag iframe

L’ex manager di Sgarbi, fa sapere la trasmissione, racconta anche di numerose attività pagate in contanti che potrebbero essere sfuggite agli occhi dell’Antitrust. E descrive il tariffario del critico d’arte e politico: una conferenza vale 3mila euro, uno spettacolo teatrale almeno 5mila euro, la prefazione di un libro 4mila euro. In totale il sottosegretario ha ricavato più di 300mila euro in un anno dalla sua attività professionale. Che occupava gran parte del suo tempo: l’Authority ha conteggiato 121 eventi in 12 mesi. In molti casi- emerge ancora nell’intervista- le presenze a pagamento di Sgarbi venivano fatturate dalle società Hestia e Ars, i cui titolari sono rispettivamente Sabrina Colle (fidanzata ufficiale di Sgarbi) e Nino Ippolito (il suo addetto stampa storico, poi nominato Capo segreteria al ministero della Cultura). Report ha realizzato anche un’intervista a tre ex autisti di Sgarbi. Uno di loro, si scopre dalla trasmissione, avrebbe acquistato per 10 mila euro in contanti un Valentin de Boulogne valutato poi 5 milioni, un altro sarebbe stato usato come prestanome per una società in fallimento e il terzo, multato per alta velocità e privato della patente, sarebbe stato compensato con un assessorato antimafia.

 

L’opposizione attacca. Nei giorni scorsi aveva gioito alla notizia delle dimissioni annunciate da Sgarbi. Ma ora, di fronte al passo indietro del sottosegretario, torna a criticare il governo e a chiedere un intervento della presidente del Consiglio. «Questa pantomima indecorosa deve finire. Intervenga Giorgia Meloni. Basta». Lo scrive sui social il leader di Azione Carlo Calenda commentando le parole del sottosegretario, che ha detto di «aver solo annunciato le dimissioni». «Siamo su scherzi a parte, ormai il ridicolo da parte di alcuni esponenti del governo ha raggiunto l’apice». Lo afferma l’esponente di Azione Osvaldo Napoli nel commentare le ultime dichiarazioni del critico d’arte. «Da Sgarbi alle pistole, dai treni ai migranti, fino al saluto romano... ma è questa la rappresentanza del governo italiano?». E ieri Vittorio ha trovato anche il tempo per dire la sua sul caso Salis. Attaccando chi, nella maggioranza, dice che la militante antifascista è incompatibile con il suo ruolo di insegnante.