Compagni che sbagliano
Pd, a Torino il partito regala una sede a chi fa la lotta armata
«Io sono più estremista di te»: questa singolare gara possiamo darla per aperta nel Pd se persino il sindaco di Torino, Stefano Lo Russo, se la gioca offrendo un percorso di cosiddetta coprogettazione ad uno dei centri sociali più pericolosi d’Italia come Askatasuna. Su cui pesano anche le parole della magistratura, che ha parlato di “lotta armata” per alcuni degli aderenti alla combriccola torinese.
Prima ancora di spiegare che cosa è saltato in mente al sindaco della città, breve noticina giudiziaria. Due inchieste in pieno svolgimento e un maxi-processo per associazione per delinquere: questi sono i principali dossier ancora aperti al Palazzo di giustizia di Torino per questioni che riguardano il centro sociale che si trova nello stabile oggetto ieri di una delibera della giunta comunale per un progetto di “bene comune”, che poi sarebbe quello loro.
E così l’ex asilo dell’Opera Pia Reynero di corso Regina Margherita 47, di proprietà della Città di Torino, sarà destinato ad attività destinate alla collettività. E il sindaco Stefano Lo Russo ha espresso così la sua gioia: «La co-progettazione, nell’ambito del Regolamento dei beni comuni, è un processo partecipato e aperto. L’immobile rimarrà in disponibilità della città e verrà gestito in partenariato con i cittadini, attraverso un percorso comune fondato su due condizioni iniziali imprescindibili, ovvero il rilascio da parte delle persone attualmente presenti e le opportune verifiche di sicurezza all’interno della struttura. Auspichiamo che il percorso, avviato sulla base di un’istanza di alcuni cittadini possa risolvere una criticità che la nostra città si trova ad affrontare da trent’anni e avviare, in prospettiva, una diversa modalità di ragionamento rispetto al tema degli immobili occupati. Uno dei nostri compiti, in qualità di amministratori, è quello di supportare le cittadine e i cittadini che vogliono mettere il loro impegno al servizio di attività destinate alla collettività, oltre a impegnarci a lavorare per garantire, a tutte e tutti, uno spazio di discussione libero e democratico, che rientri pienamente nella cornice della legalità, della sicurezza e della non violenza». Occupando le strutture pubbliche...
La proposta, ovviamente e immancabilmente improntata «ai valori dell’antifascismo, dell’antirazzismo, dell’antisessismo e dell’ecologia» era stata indirizzata al sindaco lo scorso 22 dicembre. A questa specie di provocazione amministrativa e politica risponde il centrodestra torinese nella sua totalità: la coalizione proporrà una delibera di iniziativa popolare «per chiedere di annullare gli effetti della delibera di Giunta che legalizza il centro sociale Askatasuna».
Parliamo di un centro sociale che occupa abusivamente e da quasi trent’anni un immobile di proprietà del Comune di Torino da 27 anni e che annovera fra i suoi membri personaggi sotto accusa per associazione a delinquere. A prendere posizione immediatamente è stata la deputata di Fdi Augusta Montaruli, per la quale siamo «di fronte alla più grave marcia indietro di una istituzione sul fronte della libertà, della democrazia e del pluralismo. In attesa che emergano spiegazioni puntuali sui criteri di assegnazione dello stabile, presenteremo un’interrogazione urgente al ministero dell’Interno, che considerati gli evidenti problemi di ordine pubblico e sicurezza costantemente creati dal centro sociale non può essere ignorato». Parallelamente partirà anche un referendum abrogativo della delibera comunale oltre ad una petizione popolare su change.org.
Protesta anche Forza Italia, che stigmatizza «una scelta surreale e vergognosa nei tempi e nei modi». Per i coordinatori provinciale e cittadino degli azzurri, Roberto Rosso e Marco Fontana, «Lo Russo ha creato una ferita difficilmente sanabile verso la Torino moderata, dei cittadini per bene, dei possibili alleati per una inclusione intelligente». Durissimo l’assessore regionale alla sicurezza, il leghista Fabrizio Ricca: «Concedere l’Askatasuna ai suoi occupanti, mascherando l'operazione da “patto per la regolarizzazione” è un’operazione che getta fango sulle divise della città. Significa, sostanzialmente, premiare una condotta che negli anni ha visto aggredire e ferire in occasioni che nemmeno si contano uomini e donne delle forze dell'ordine». «Quel centro sociale va sgomberato e non concesso, non si crei un precedente pericoloso per la città, non si legittimi la violenza. Ho chiesto un incontro urgente con il ministro Piantedosi per fermare questa decisione sbagliata», conclude Ricca.