Chi odia Israele
Pd, la conferenza con i filo-Hamas: esplode la polemica
I giovani del Pd, a Milano, invitano i filo-Hamas ad una conferenza. Tra loro, la scrittrice Alae Al Said, che inneggia al 7 ottobre: dopo le polemiche, però, ha scelto di rinunciare. Dunque, un passo indietro anche da parte degli organizzatori, i "Giovani democratici" del Municipio 1 di Milano, che hanno fatto sapere: "Spostiamo la nostra iniziativa, non si farà più in un circolo del Pd". E ancora, spiegano: "Dopo una giornata di discussione ci siamo convinti che il nostro evento sarebbe stato strumentalizzato, viste le polemiche e per evitare fraintendimenti spostiamo la nostra iniziativa: l'evento non si farà in un circolo del Partito Democratico ma troveremo una sede alternativa". Di seguito la cronaca di Massimo Sanvito.
«Una mattina d’autunno ti svegli e scopri che la Storia ha impugnato una penna e ha deciso: “Oggi scrivo il capitolo più bello di tutti: quello della rinascita palestinese, di Gaza che rompe le mura della prigione, dell’oppresso che si ribella e scopre cos’è la paura”». È il 7 ottobre e Alae Al Said, scrittrice e attivista palestinese, festeggia così il freschissimo attacco di Hamas a Israele. Due giorni più tardi, pubblicando una vignetta che ritrae un miliziano appeso a un paracadute, celebra l’incursione aerea dei terroristi: «La libertà non può essere ancora lontana».
Posizioni radicali che i Giovani Democratici del Municipio 1 di Milano, i radical chic da monopattino e kefiah, volevano premiare con un invito all’autrice di “Sabun”, il suo romanzo sulla “Palestina occupata” di recente presentato con la deputata 5 Stelle Stefania Ascari e l’ex grillino Alessandro Di Battista, a partecipare come relatrice al convegno inizialmente messo in agenda il prossimo 15 febbraio. Titolo: "Colonialismo e apartheid in Palestina. Una lunga storia di occupazione illegale e Resistenza”.
Al Said, però, non ci sarà. «Ha preferito tirarsi indietro visto il circo mediatico che si è creato», hanno annunciato i giovani compagni. E pure l’evento apertamente filo Hamas non si terrà più al circolo Pd intitolato al partigiano Aldo Aniasi, il cui segretario è Ludovico Manzoni, figlio di Daria Bignardi, presentissimo insieme ad altri compagni dem alla manifestazione non autorizzata di centri sociali e Giovani Palestinesi che sabato a Milano è andata all’assalto delle forze dell’ordine. Non è annullato: sarà scelta una nuova sede.
«La censura non è mai la soluzione. E non lo sarà questa volta», hanno rilanciato i Giovani Democratici. I vertici del Pd milanese, dopo le rimostranze del consigliere comunale Daniele Nahum, hanno preferito correre ai ripari. Nessuna sede di partito. Anche se la frittata è stata servita... Nel gran parterre di nemici della democrazia, ci sarà anche Ibrahim Youssef, presentato come “divulgatore e studioso della questione palestinese”, che a chi gli chiede se sia a favore di Hamas risponde così: «Io penso sia la domanda sbagliata da farsi. La domanda giusta è: quando il popolo ha diritto di ribellarsi? Io credo che un popolo che è stato invaso ha il diritto di opporsi. Nel caso in cui i modi pacifici non portino a nessun risultato, allora sei legittimato a usare la violenza e la lotta armata». Dunque, i combattenti di Hamas son terroristi o no? «No», scrive a corredo di un video dell’intellettuale comunista Ilan Pappé in cui si invita Israele a scendere a compromessi con quel movimento para-militare come unica strada per giungere alla pace in Palestina. Ma non è tutto, perché Ibra – come si fa chiamare – un’ora prima dello scoccare della mezzanotte dello scorso 31 dicembre augurava a tutti buon Capodanno con la foto di quattro cani impauriti (e incolpevoli... ) con altrettanti cartelli appesi al collare per formare la sequenza “Per favore/i petardi/sparateli solo/sullo Stato illegittimo di Israele”.
E poi ecco Francesca Albanese, “relatrice speciale dell’Onu per i diritti umani nei territori palestinesi”, che nel 2014 si era distinta per una lettera aperta a mezzo social che recitava testuali parole: «America ed Europa, soggiogati dalla lobby ebraica gli uni, e dal senso di colpa per l’Olocausto gli altri, restano al margine e continuano a condannare gli oppressi - i palestinesi- che si difendono con i mezzi che hanno (missili squinternati) invece di richiamare Israele alle proprie responsabilità secondo la legge internazionale».
Genocidio, pulizia etnica e deportazione – degli israeliani nei confronti dei palestinesi, va da sé... – sono le parole preferite del suo vocabolario. E Hamas? Secondo il direttore di Un Watch, Hillel Neuer, intervenuto al Congresso Usa, Albanese avrebbe addirittura fatto capolino a una conferenza del movimento nel novembre del 2022 dicendo loro candidamente: «Avete il diritto di resistere». A completare il poker di relatori a senso unico del convegno sponsorizzato dai giovani del Partito Democratico ci sarà anche l’artista e “attivista dei diritti palestinesi” Moni Ovadia, altra personalità dichiaratamente anti-Israele. Una serata a senso unico che potrà contare su due moderatori eletti con il Pd nelle istituzioni milanesi: Alessandro Corti e Marta Nicolazzi.
Ci penseranno loro a bilanciare l’incontro? Dubitiamo di no, visti i precedenti. Lui, consigliere nel Municipio 7, a una decina di giorni dalle uccisioni e dalle decapitazioni di massa firmate Hamas, si era esibito così in aula: «I governi recenti di Israele sono regimi dittatoriali, fascisti, razzisti e nazisti. Cose che bisogna ricordarsi quando si incrimina un’organizzazione, come Hamas, che fa proseliti in contesti estremizzati, dovuti anche alla gestione pessima, razzista e discriminatoria del governo di Israele». Lei, invece, consigliere nel Municipio 1, è una grande fan della causa palestinese dipinta illegalmente sui muri della metropoli: è tutto un diluvio di murales “Free Gaza” e “Gaza Libera”. Sui suoi canali viene lodata pure l’azione collettiva dei centri sociali abusivi che prima di Natale hanno tappezzato i cartelli stradali della città con l’adesivo “Gaza” schizzato di sangue. «Sono tante, troppe, le divisioni della sinistra e questa strisciante adesione alle posizioni più radicali del mondo palestinese tradisce un’idea di democrazia malata più vicina ai regimi teocratici mediorientali», è il commento del deputato milanese di Fdi, Stefano Maullu. Quella della base Pd di Elly Schlein non è più una deriva ma una strada ben tracciata.