Penne violente
Massimo Giannini, l'insulto a FdI e Meloni: "I latrati dei suoi cani"
E niente, il copione è sempre lo stesso: Giorgia Meloni è la "cattiva" di turno e Repubblica ed Elkann (con Stellantis) sono i "bravi" della situazione. L'attacco con cui il premier ha ribadito l'italianità dell'industria automobilistica che da tempo è ormai in mano ai francesi è stato passato in rassegna sul quotidiano diretto da Maurizio Molinari. A colpire Meloni è stata la penna di Massimo Giannini.
Si parte dal titolo di apertura del quotidiano: "La velina nera", una comunicazione abituale che avviene in tutti, e sottolineiamo tutti, è diventata addirittura un ordine di partito dato ai giornali. Poi si scatena la furia di Giannini che mette nel mirino non solo la Meloni ma anche la stampa conservatrice: "Da Repubblica al Domani, da Otto e Mezzo a Report a Piazzapulita: se non li puoi controllare, dileggiali, infangali, bastonali. Queste regressioni democratiche sono purtroppo tipiche delle forze sovraniste e populiste che hanno governato e governano anche in Occidente. Esistono nell’America trumpiana come nell’Europa orbaniana. Ma alla vigilia di una campagna elettorale che si preannuncia velenosa e avventurosa, vogliamo rassicurare la Sorella d’Italia. Questo giornale ha gli anticorpi. Per più di vent’anni abbiamo retto l’urto del Caimano, mentre i suoi chierici salmodiavano in lode delle sue “gloriose gesta” e i suoi avvocati vaneggiavano in coro sulla sua “persecuzione giudiziaria”. Figuriamoci se oggi ci possono spaventare le intemerate dell’Underdog e i latrati della sua famelica muta di cani...". "Cani", per un linguaggio democratico e poco aggressivo. Così come quando parla del "manganello meloniano non risparmia nessuno dei pochi presidi informativi ancora indipendenti". Titolo del pezzo? "Manganellate sovraniste"...
E in questo sfogo isterico su Repubblica non poteva mancare anche il comunicato del Cdr: "Nella nota interna inviata ieri a parlamentari e ministri del partito, e nel continuare il proprio attacco a Repubblica, Fratelli d’Italia cerca di piegare alla propria lettura una discussione avvenuta la scorsa estate fra il Comitato di redazione e l’assemblea delle giornaliste e dei giornalisti con la direzione, anche relativa ai rapporti con il nostro editore…”. Insomma ormai a Repubblica non sanno più che pesci pigliare. Anche una nota interna di partito diventa il pretesto per montare un caso. Forse da qualche parte, a Repubblica, a esser maliziosi, c'è nervosismo.