Parla il premier
Giorgia Meloni: "Candidarmi? Dedico all'ultimo. Superbonus? Più grande truffa della storia"
"Vediamo, vediamo". Risponde così Giorgia Meloni alla domanda di Nicola Porro su un'eventuale candidatura alle Europee. Ospite di Quarta Repubblica nella puntata di lunedì 22 gennaio in onda su Rete 4, il premier non esclude nulla. "Me la cavo così - spiega - perché non ho deciso, penso che deciderò all'ultimo, quando si formano le liste. Si figuri se non considero importante misurarmi con il consenso dei cittadini", aggiunge.
Per la leader di Fratelli d'Italia, infatti, "è l'unico elemento che conta per me. I cittadini che dovessero votare per una Meloni che si candida in Europa sanno che non ci va, ciò non toglie che se vogliano confermare o confermare un consenso, anche quella è democrazia. Per me potrebbe essere importante verificare se ho ancora quel consenso". D'altronde, l'appuntamento alle urne è il prossimo giugno, quando "avrò governato per un anno e mezzo" e "potrebbe essere importante verificare se ho ancora quel consenso dei cittadini, che è l’unica cosa che mi interessa. Per il resto i miei oppositori possono fare e dire quello che vogliono. A me interessa sapere solo se ho il consenso degli italiani".
Ma non solo, perché "una mia candidatura certo potrebbe trasformare l’elezione anche in un test tra leader – ammette senza troppi giri di parole e ribadendo di non aver litigato con Matteo Salvini – che mobiliterebbe probabilmente qualcosa di più, ed è un’altra valutazione che va fatta. Però secondo me le elezioni Europee vanno viste non solamente come un test anche per chi sta al governo, ma soprattutto vanno pensate in ragione di cosa vogliamo costruire in Europa. È quello il vero tema che io vedo ancora mancare nel dibattito".
Dall'altra parte alle elezioni l'opposizione. Ma quale opposizione? "Per quello che mi riguarda, in Italia, Pd e M5s sono due facce della stessa sinistra. Se invece parliamo nell'ambito europeo, storicamente il confronto è fra conservatori e partito socialista, quindi lì l'interlocutore naturale è il Pd, anche perché la posizione del M5s in Europa è più marginale". E proprio soffermandosi sui grillini, il presidente del Consiglio attacca ancora uno dei cavalli di battaglia pentastellati: il disastroso Superbonus edilizio. Per lei "è scritto così male che si è configurato come la più grande truffa della storia ai danni dello Stato italiano per i miliardi di euro di truffe che stanno venendo fuori". Il motivo è semplice: si tratta di una misura che "costa a ciascun italiano, neonati compresi e chi è senza casa, più di 2mila euro a testa" e "il 50% di queste risorse è andata alla fetta più ricca della popolazione: gente che non aveva casa ha pagato per la seconda casa del miliardario". E le casse ne risentono: "Quest'anno ho fatto una manovra di 30 miliardi partivo da 20 da pagare sul superbonus e 13 sul debito: il superbonus s'è mangiato una finanziaria e così sarà nei prossimi anni".
Un'ospitata, quella di Meloni da Porro, che arriva quando l'Italia annuncia la sua partecipazione alla missione in Mar Rosso, là dove da settimane i ribelli Houthi minacciano le nostre imbarcazioni. Per questo - tiene a precisare - la missione dell'Ue "è prevalentemente di politica di difesa. Sappiamo cosa sta accadendo nel Mar Rosso, ne conosciamo l'importanza: da lì transita il 15% del commercio mondiale" e "impedire il passaggio dei prodotti da lì significa un aumento dei prezzi spropositato. Quindi noi non possiamo accettare la minaccia. L'Italia ha sempre sostenuto la difesa della libertà di navigazione, lo facciamo nell'ambito delle nostre normative".
Infine Meloni mette da parte la politica e si sofferma sui casi di cronaca degli ultimi giorni. Prima il pandoro-gate di Chiara Ferragni, poi la polemica sul Teatro di Roma. Tornando all'influencer, la numero uno di FdI precisa: "Non c'era da parte mia né voglia né interesse per uno scontro con Ferragni. È la sinistra che si è sbracciata per difenderla, hanno creato il caso politico, nemmeno avessi attaccato Che Guevara. Io non volevo creare il caso". E sul teatro di Roma, il cui nuovo direttore è Luca De Fusco, non è da meno. Qui "è stata nominata una persona che ha, da quello che io apprendo, un curriculum di ferro sul piano culturale e della competenza, che non ha la tessera di Fratelli d'Italia. Qual è lo scandalo? Che non ha la tessera del Pd. Questo è il problema. Il mondo nel quale per la nomine pubbliche la tessera del Pd fa punteggio è finito, ci vanno le persone che hanno un merito indipendentemente dalla tessera che hanno".