Teatro di Roma, la solita farsa del Pd

Maurizio Zottarelli

 Va in scena l’ennesima pochade travestita da tragedia. Il palcoscenico questa volta è il Teatro di Roma. Ieri il cda si è riunito e ha nominato Luca De Fusco direttore generale della Fondazione che nella Capitale gestisce i teatri Argentina, India, Torlonia e, dalla fine di quest’anno, il Valle. Il fatto è che alla riunione non hanno partecipato il presidente, Francesco Siciliano, e la consigliera nominata dal Comune, Natalia di Iorio. I due rappresentanti del Campidoglio non c’erano perché nei giorni scorsi lo stesso Siciliano aveva sospeso il cda e poi aveva inviato una “sconvocazione” dello stesso consiglio già iniziato. Una netta forzatura, attuata nell’evidente intenzione di evitare una nomina non gradita al Comune a guida dem. Gli altri consiglieri, in rappresentanza della Regione Lazio e del ministero della Cultura, a quel punto hanno proseguito il cda sospeso e hanno nominato De Fusco.


Immediata la reazione del Campidoglio che, per bocca del sindaco Pd Gualtieri, ha gridato all’«occupazione»: «Dalla destra arriva un inquietante segnale che deve suonare da allarme per quelli che hanno a cuore il pluralismo e il senso delle istituzioni». Singolare che un simile grido di dolore giunga dalla parte politica che del dominio culturale ha fatto non solo una abitudine, ma perfino una bandiera. E che nei teatri, in particolare in quelli romani, ha sempre preteso di interpretare tutte le parti in commedia, quella del protagonista e quella dell’antagonista.

Un dominio decennale che ha soffocato ogni voce fuori dal coro. Ed ecco che, all’improvviso, quando il regno del pensiero unico scricchiola si urla al controllo politico della cultura da parte della destra. E chi sarebbe poi l’oscuro emissario della destra? Luca De Fusco: un uomo che al teatro ha dedicato tutta la vita, che è stato per dieci anni direttore del Teatro Stabile del Veneto e, quasi per altrettanti, di quello di Napoli, portandolo alla qualifica di Teatro Nazionale. Un regista che ha diretto i migliori attori italiani e ha firmato regie nei maggiori teatri lirici del Paese e che, soprattutto, nessuno ha mai definito di “destra”. Si può comprendere l’amarezza del Pd che forse voleva piazzare un suo uomo sull’ennesima poltrona giusta (si fa il nome di Carlo Fuortes), ma quando per anni si è maramaldeggiato nel gioco della sedia non si può gridare allo scandalo alla prima volta che qualcuno ti lascia con il sedere per terra.