Caso-Open Arms

Matteo Salvini contro Richard Gere: "Fango dal salottino rosso"

Andrea Valle

Nel giorno in cui Matteo Salvini veniva interrogato a Palermo nell’ambito del processo Open Arms, che lo vede imputato per sequestro di persona per i fatti del 2019, venerdì sera Richard Gere era ospite del programma tv di Rai3 Il cavallo e la torre. L’attore nelle scorse settimane doveva andare a testimoniare al processo per l’accusa; invece - come ha spiegato proprio Gere - la lontananza di New York dalla Sicilia lo ha convinto a non presenziare al dibattimento. La star di Hollywood aveva chiesto di mandare una dichiarazione scritta, ma è stata rifiutata dalla Corte.

Ieri Salvini è tornato all’attacco sul suo profilo Facebook del protagonista di Pretty woman e Ufficiale e gentiluomo: «Anziché venire a testimoniare al tribunale di Palermo perché “non è facile arrivarci”, l’attore hollywoodiano Richard Gere ha preferito infangare e attaccare il sottoscritto nei salottini della sinistra in diretta tv da una delle sue lussuose residenze americane. Non penso serva aggiungere altro». Dalla sua poltrona in pelle della megavilla di New York, Richard Gere ha sottolineato l’importanza di potersi esprimere «su quanto stava accadendo su quella nave».

Tra una citazione del Dalai Lama e una lode alle associazioni non governative che raccolgono migranti, l’attore ha criticato la legge «che rendeva un reato aiutare le persone in mare. Per me era incredibile, soprattutto in Italia, un Paese meraviglioso, con una popolazione generosa». A bordo della Open Arms Richard gere aveva visto 124 persone «all’addiaccio».

 

«C’erano medici ed esperti per l’assistenza psicologica delle persone traumatizzate non solo dal naufragio, ma anche dalla settimane di navigazione». Insomma, un’arringa televisiva contro il governo italiano. Da parte sua Salvini, nei 59 minuti di dichiarazioni spontanee prima dell’interrogatorio del procuratore aggiunto Marzia Sabella, ha ricordato che mentre era ministro dell’Interno le partenze dei migranti (e le morti in mare) erano drasticamente diminuite. 

In più, ha ricordato Salvini, ogni scelta era presa insieme al Movimento Cinquestelle (che esprimeva il premier Giuseppe Conte): «Ogni scelta venne condivisa con il presidente del Consiglio». La linea dello stop alle navi cariche di migranti in attesa di una redistribuzione europea era stata peraltro la stessa del successivo governo giallorosso: sempre venerdì la Lega ha ricordato il lungo elenco di Ong - ben tredici - tenute al largo in attesa dell’assegnazione del porto. Sul fronte del centrosinistra, ieri l’ex ministro dem Graziano Delrio ha attaccato Matteo Salvini: «Nel 2018 e 2019, quando Salvini era Ministro, persero la vita almeno 2.337 e 1.885 persone migranti (dati Oim). Il vicepremier si difenda dalle accuse della Procura. Non offenda, però, la verità. E le persone che in mare non persero una coperta o un peluche ma la vita»