Rosiconi
Pd, Ruotolo contro Meloni e Rai: "Attacco alla democrazia"
“I rosiconi” è l’eterno cinepanettone della sinistra, che non riesce ad accettare l’idea che ogni tanto la presidente del Consiglio possa parlare di fronte al suo popolo dicendo quello che vuole. Sono stati quattro giorni di dolore per l’opposizione che non si capacita che esista una maggioranza che parli agli italiani per raccontare quello che fa da dopo le elezioni. Diventa materiale da occultare persino l’orgogliosa rivendicazione di un patrimonio politico portato al governo dell’Italia. E assume le dimensioni di una specie di scandalo averli invitati a parlare mentre loro sdegnati rifiutavano il confronto. Il rossume di casa nostra è capace persino di schiumare rabbia per le parole che alla manifestazione di Fratelli d’Italia la leader di Fratelli d’Italia rivolge ai militanti di Fratelli d’Italia. Rosiconi e disturbatori, indubbiamente.
Certo, “occasionalmente” la Meloni è anche presidente del Consiglio e pare abbastanza ovvio che replichi a chi la attacca ogni giorno. No, per una serie di personaggi improbabili sul palcoscenico della politica non può. In pratica, la Meloni avrebbe dovuto vietarsi la manifestazione da sola. Nemmeno per idea, ovviamente, perché la libertà di parlare esiste anche per chi non è di sinistra.
Che afferma il diritto-dovere di dire la verità mentre i suoi avversari propinano bugie. E così riappare Fedez a difesa della leggiadra consorte Chiara Ferragni. Costei è stata pizzicata sulla pubblicità, condannata a pagare un bel gruzzolo di quattrini e dovrà fare ricorso perché, dice Fedez, «non ha l’immunità parlamentare». Il che vuol dire che se l’avesse, farebbe man bassa? Da sottolineare: Giorgia Meloni l’ha citata per 30 secondi e si è scatenato un piagnisteo generale. I Ferragnez hanno tanti follower, ed è più comodo difenderli che criticarli, indubbiamente. Ma questo non può voler dire sorvolare su quanto viene percepito come un inganno ai danni della pubblica opinione.
Mica è finita. Dal divano di casa ritrovano le stesse parole i centristi che in altri contesti se le danno di santa ragione. Italia Viva e Azione, tanto per intenderci. Torna su Chiara Ferragni il capogruppo renziano alla Camera, Davide Faraone per il quale quei trenta secondi sull’influencer dimostrerebbero che è quello «il principale problema di Giorgia Meloni. Invece di parlare dell’Italia, del suo sviluppo, del lavoro, parla dell’influencer». Al ridicolo non c’è fine.
Stesso copione ovviamente dal capo di Faraone, Matteo Renzi, che attribuisce direttamente il ruolo di influencer alla Meloni (ma non è la prima volta che lo dice, quindi diventa ripetitivo), mentre per Calenda la premier «aizza».Non hanno altro da dire. Quando c’è da fare mischia, sono più allineati della sinistra che a chiacchiere avversano.
Poi Roberto Saviano, a cui non è bastata una condanna, sia pure mite, per aver insultato la Meloni. La presidente del Consiglio, per rivendicare l’azione dello Stato a Caivano, ha fatto riferimento a chi lavora ogni giorno per la difesa dei cittadini perbene e a chi guadagna con i libri sulla camorra.
Non è un’offesa, ma una constatazione che è basta a Saviano per una replica infantile: «Dimmi chi ti attacca e ti dirò chi sei». Deve aver studiato parecchio per una frase del genere.
Comunque lo scrittore è stato difeso pure dal patriarca Bonelli, che ormai va a caccia – lui che non dovrebbe – di qualunque argomento pur di sparare su Palazzo Chigi senza rendersi conto che la condanna se l’è beccata proprio Saviano e non la Meloni. Sono i cantori della legalità quando conviene: se il giudice sentenzia chi ha torto, ne approfittano solo quando conviene. Altrimenti ignorano i verdetti di giustizia.
Ed è esattamente quello che accade con Saviano, che pretende licenza di insulto. Poi, ci sono quelli che vogliono negare alla Rai il diritto dovere di fare informazione. È la beata coppia Schlein-Ruotolo ad insorgere noiosamente contro Paolo Petrecca, direttore di Rainews24, reo di aver trasmesso il comizio conclusivo di Atreju. Per una curiosa concezione del servizio pubblico e al di fuori della campagna elettorale vorrebbero negare di sentire le parole della premier a chi invece era interessato. Come se non fosse una notizia una manifestazione che è stata sulle prime pagine di tutti i giornali.
Solo la Rai non può parlarne? “Attacco alla democrazia”, per così poco? Ah già, la Schlein ha bisogno dell’argomento per il solito parallelismo ungherese con Orban. Non si è accorta che c’erano anche Rama, Sunak e persino Elon Musk. Anzi no, dimenticavamo il solito Tomaso Montanari, che inneggia alla libertà perduta senza rendersi conto di essere ridicolo. Costoro, il partito dei rosiconi, non governeranno mai. Se continuano così – ed è sicuro – saranno sconfitti da una semplice fotografia postata da Matteo Salvini alla fine di Atreju. L’immagine ritrae il capo della Lega con la Meloni e contiene la frase che tanti italiani apprezzano più di qualunque altra parola: «Avanti insieme, con voi e per voi». A sinistra non lo capiscono.