L'esaltazione dei compagni

Toni Negri, il cattivo maestro è un santo per Fratoianni e soci

Francesco Storace

Un terrorista che campa novant’anni dovrebbe ringraziare quel Nostro Signore a cui non ha mai creduto, né col pensiero né con l’azione. Toni Negri – sentiamo di poterlo, doverlo e volerlo dire – non ci mancherà affatto. Quel cattivo maestro, anche se a sinistra c’è chi si infastidisce per l’appellativo, ha provocato guai e lutti, ha approfittato dell’immunità parlamentare, se l’è svignata in Francia appena ha potuto. Pessimo esempio.

La sua sinistra lo vorrebbe santo subito, anche se sui social si becca fior di insulti. Perché c’è un popolo che non dimentica affatto il male all’Italia commesso dai terroristi della sua risma. Poi, c’è l’altra sinistra, quella del Pd, che non può pronunciare una sola parola, né di condanna né di benedizione. Zitti, impauriti, pavidi. Nel loro silenzio risuonano le parole più esemplari di chi è stato eletto proprio col Pd ma che resta di una scuola opposta. Ha scritto Pierferdinando Casini: «È morto Toni Negri. Pace a lui. Ma la sua storia in Parlamento non fu una bella pagina».

Avrebbero dovuto tutti sottoscrivere questa frase dell’ex presidente della Camera. E invece ci è toccato leggere Luca Casarini – che dovrebbe avere altro a cui pensare – filosofeggiare così: «Ciao Toni, Maestro, Padre, Profeta. Hai attraversato il deserto. Ora c’è il mare. Ma resterai per sempre». Semmai attraversò la frontiera quando scappò. Anche se poi fu “convinto” anni dopo a rientrare in Italia dalla Francia per scontare solo un po’ di galera.

 

 

ITALIA UMILIATA - Poi quell’altro, Nicola Fratoianni: «C’è stato un tempo in cui per partecipare al dibattito del movimento dovevi aver letto il suo ultimo libro. Abbiamo letto il mondo con le categorie con cui l’ha raccontato Toni Negri, filosofo e comunista. Ho avuto la fortuna e il piacere di conoscerlo». Un mondo che amava il terrorismo, evidentemente. Le radici della sua sinistra, che Fratoianni rivendica impunemente. Suscitando tante reazioni indignate, di alcune delle quali vi daremo conto.

Ma ne ce sono altri fuori di testa. Paolo Cento, che lo definisce «un gran buon maestro». E persino Massimo Cacciari, e ancora Oreste Scalzone.
Lo schifo davanti ai nostri occhi. L’Italia fu umiliata dalla lotta armata, di cui Toni Negri era sì “gran maestro”, e poi dal suo ingresso in Parlamento, per una delle tragiche trovate di Marco Pannella. Salvo poi approfittarne per scappare in Francia, dove lo attendeva la dottrina Mitterrand.

Constatare il silenzio del Pd e assieme leggere lacrime sulla faccia tosta dei suoi orfani lasciano allibiti. È come se un’ondata di sangue non avesse scosso l’Italia per troppi e lunghi anni. No, nemmeno Nicola Fratoianni ha il diritto di trasformare Toni Negri in una specie di eroe: è stato il fondatore di Potere operaio, il leader di Autonomia operaia, il teorico dell’anti-Stato, l’ideologo della lotta armata e della violenza di classe, e per tutto questo condannato per associazione sovversiva e poi a lungo latitante.

 

 

E la rete gli ha risposto come doveva. Arriva il tempo di crescere, dicono a Fratoianni quelli che leggono il suo delirio via X. «Grazie a Dio quel tempo è morto e sepolto. Dopo questo post orribile di elevazione del teologo del terrorismo rosso, chiunque si professi democratico e contrario al terrorismo dovrebbe prendere le distanze da lei e dal quel passato di P38 ed Hazel 36», è la replica di chi legge con incredulità quel tweet assai fuori posto. Ma non vogliamo – anche per ragioni di spazio – citare tutte le risposte alla sciocchezza di Fratoianni. A quanto si capisce solo il leader di Sinistra italiana può vantare «la fortuna e il piacere di conoscere» Toni Negri. Tutto suo quel piacere, onorevole, e non ebbero certo identica fortuna le vittime di quella stagione orrenda che lei glorifica.

SENZA PIETÀ - Leggere l’esaltazione di Toni Negri provoca oggettivamente ribrezzo e il fatto che se ne faccia portavoce un parlamentare della Repubblica ci fa davvero preoccupare. Perché si tratta di chi demonizza i nemici ed esalta chi stava dalla propria parte del campo, nonostante si trattasse di un terrorista conclamato e condannato. Soprattutto senza pronunciare una sola parola di pietà per le vittime di quel tempo, uccise da chi si abbeverava alle parole di Toni Negri. Riposi in pace anche lui, nonostante quel che combinò in vita. Ma da qui a santificarlo a mezzo comunicato stampa sui social ce ne corre. Ci aspettiamo esempi e non istigazioni al terrorismo del tempo che fu. Chi si rifugiò in Parlamento dopo tutti i reati commessi fu un vile e non un martire. Molto semplicemente si sottrasse alla legge che non voleva riconoscere, usufruendo solo dei privilegi di quella politica. E la fuga in Francia non fece che confermare di che uomo si trattasse, un rivoluzionario di cartone che pensava solo a se stesso. I suoi compagni restavano in carcere per anni, lui si salvava anche alla faccia loro. E oggi arriva Fratoianni ad indicarci come una specie di esempio un tipo così. Nell’aldilà – per chi crede e prega – ci sono il Paradiso, il Purgatorio e l’Inferno. Non abbiamo dubbi sulla destinazione di Toni Negri.