Il consigliere

Luca Pirondini, conflitto di interessi: perché il grillino si è dimesso

Tommaso Montesano

Qualcosa non torna nelle dimissioni di Luca Pirondini, senatore del M5S, dal Consiglio di indirizzo della fondazione teatro “Carlo Felice” di Genova. Il musicista, nominato dai ministri della Cultura Alberto Bonisoli (grillino) e Dario Franceschini (Pd), intervistato dal quotidiano locale Il Secolo XIX ha fatto sapere di aver lasciato l’incarico - comunque a titolo gratuito - lo scorso 6 dicembre con una lettera indirizzata al presidente del Consiglio, che poi è il sindaco di Genova, Marco Bucci. Motivazione ufficiale: «Non ci sono più le condizioni per rappresentare il Ministero» (della Cultura, ndr). E questo a causa dei tagli che avrebbero colpito l’Ente lirico a causa della manovra finanziaria.

Ma il centrodestra - se di dimissioni si tratta - sospetta che il passo indietro sia in realtà figlio di quanto scoperto ai danni di Pirondini proprio in sede di esame della legge di bilancio. Laddove è spuntato un emendamento con il quale il senatore, che ha alle spalle una lunga collaborazione artistica con il teatro in qualità di musicista, propone di destinare proprio al “Carlo Felice” un’erogazione straordinaria di 2,5 milioni di euro per i prossimi tre anni. Un palese «conflitto di interessi» per il centrodestra, che accusa il M5S di predicare bene e razzolare malissimo.

Il diretto interessato si è difeso parlando di «accuse ridicole» e ricordando, appunto, di essersi dimesso «dal 6 dicembre scorso comunicandolo al presidente della Fondazione». E qui inizia il giallo. Intanto perché è lo stesso quotidiano genovese ad ammettere che «la notizia dell’addio del senatore è rimasta finora sotto traccia». E poi perché le date comunque mettono in imbarazzo Pirondini a proposito del presunto conflitto di interessi, come osserva il sottosegretario alla Cultura, Gianmarco Mazzi: «L’emendamento con cui il senatore ha formulato la richiesta di erogazione straordinaria a favore del “Carlo Felice” risale al 21 novembre scorso, data in cui - per sua stessa ammissione - era evidentemente ancora in carica come consigliere».

 

 

 

LETTERA FANTASMA

Ma c’è di più, rivela lo stesso Mazzi. Ovvero che «al ministero della Cultura, ad oggi, non è ancora pervenuta alcuna lettera di dimissioni». È vero che il referente di Pirondini è il presidente del Consiglio, ovvero il sindaco Bucci, ma è pur sempre il ministero della Cultura ad averlo nominato (l’ultimo è stato, nel febbraio 2020, Franceschini). Galateo istituzionale a parte, sarebbe stato quindi opportuno che la formalizzazione del passo indietro avesse investito, oltre alla Fondazione lirica, anche il governo, visto che spetterebbe comunque al titolare del ministero, Gennaro Sangiuliano, nominare l’eventuale successore. Ma di quelle dimissioni, almeno fino a ieri sera, non c’era traccia. Tanto da spingere via del Collegio Romano a compiere un passo ufficiale presso la Fondazione per chiedere lumi su quanto annunciato da Pirondini. Il quale, in serata, messo alle strette rivela che la lettera di dimissioni, a suo dire spedita a Bucci lo scorso 6 dicembre, sarebbe stata comunicata al vertice del teatro ieri sera, giorno della riunione del Consiglio: «Per rispetto del teatro, ho atteso la giornata di oggi (ieri, ndr) per rendere pubblica la notizia».
Ma sul tavolo c’è pure l’oggetto del contendere, ovvero il «taglio» delle risorse denunciato dall’esponente pentastellato. Mazzi smentisce anche questo: «Nel 2022 al teatro sono stati erogati dal ministero contributi pari a 28 milioni e 920mila euro: 80mila euro al giorno».

 

 

 

«FINTI MORALISTI»

Ce n’è abbastanza per far esplodere un nuovo caso politico, con il centrodestra ancora all’attacco. Per Alessandro Amorese, capogruppo di Fratelli d’Italia in commissione Cultura, è tutto chiaro: «Se è vero che Pirondini si è dimesso, significa che avevamo colto nel segno, anche perché guarda caso sono arrivate subito dopo che avevamo sollevato la questione. Excusatio non petita, accusatio manifesta». In serata il gruppo di Forza Italia a Palazzo Madama, dopo aver letto le precisazioni del sottosegretario Mazzi, rincara la dose: «Pirondini ha mentito in maniera clamorosa. Questo conflitto di interessi, questa mancata segnalazione dell’incarico (nella documentazione patrimoniale del Senato, ndr), le bugie sulle mancate dimissioni, coprono di vergogna i finti moralisti».