il retroscena
Expo 2030, chi ha tradito Roma: il retroscena che ribalta tutto
Cosa c'è dietro la disfatta di Roma per l'Expo 2030 non è un mistero. Nonostante l’Alto rappresentante per gli affari esteri dell’Ue, Josep Borrell, avesse assicurato che l’Europa avrebbe parlato con una voce sola, il sostegno all'Italia è venuto meno. I primi a sfilarsi sono stati i francesi. D'altronde, che Emmanuel Macron preferisse Riad non è di certo una novità. Prima ancora della vittoria dell'Arabia Saudita, il capo dell'Eliseo si palesava: "Il presidente della Repubblica ha espresso il sostegno della Francia alla candidatura di Riad per accogliere l’Esposizione universale nel 2030". Questo il comunicato ufficiale dell’Eliseo dopo una delle numerose visite del principe saudita Mohammed bin Salman a Parigi.
Inutili dunque i tentativi della Francia di giustificarsi, dicendo che "abbiamo detto sì ai sauditi perché sono stati i primi e finora gli unici a chiedere il nostro voto". Che la vittoria di Riad fosse cosa certa era conclamato. Come riporta il Corriere della Sera al quarto piano del palazzo dei congressi di Parigi, dove si attendevano i risultati, nella sala della delegazione italiana venivano offerti spuntini frugali a base di soft drink e snack. Mentre i rappresentanti di Riad servivano tè in caraffe dorate e tazze di porcellana, datteri su vassoi d’argento e cioccolatini. Una disparità simbolica delle forze in campo.
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E il merito va anche all'enorme opera di seduzione che non riguarda solo il voto di ieri Il 10 novembre scorso il principe Mohammed bin Salman ha presieduto il primo summit che garantirà all’Africa programmi di aiuto allo sviluppo per un miliardo di dollari nell’arco di 10 anni, investimenti per 25 miliardi, e l’appoggio dell’Arabia Saudita all’Africa per entrare nel G20. Per non parlare poi dei rapporti con il presidente del Brasile. Luiz Inacio Lula da Silva si trova proprio in Arabia Saudita. L'obiettivo? La ricerca di nuovi investitori per il piano di opere pubbliche inserite nel Programma di accelerazione della crescita (Pac) lanciato dal governo. E così il Brasile non ha mantenuto la promessa fatta all'Italia di votare la candidatura di Roma, perché non ha partecipato alle elezioni. Stesso discorso per l'Albania di Edi Rama. Tirana ha infatti dato la sua preferenza a Riad, portando la Capitale ad aggiudicarsi solo 17 voti.