L'antisemitismo è di sinistra, la conferma: per 7 compagni su dieci in Israele sono nazisti
C’è un metodo infallibile per riconoscere un antisemita oggi, anno 2023. Se qualcuno sostiene che Israele agisce come agirono i nazisti, è invariabilmente un antisemita. Spesso un antisemita istruito, che ostenta i buoni sentimenti e la “r” arrotata nei salotti intellettuali, non il genere grezzo e nostalgico. Quindi un antisemita più insidioso, perché relativizza la Shoah rivoltandola contro chi la subì, e nega la chiave escogitata dalla contemporaneità per impedirne un’altra: l’autodeterminazione del popolo ebraico in uno Stato libero, forte e sicuro. Questa versione attuale dell’antisemitismo è diffusissima nel Belpaese (e in tutto l’Occidente, vedi l’indegna gazzarra pro-Hamas andata in scena nei campus americani) e si colloca in gran parte a sinistra.
Lo conferma una volta di più un dettagliato rapporto diffuso ieri dall’Istituto Cattaneo, non esattamente una sede distaccata di Libero. Sotto il titolo «Studenti universitari, ebrei e Israele prima e dopo il 7 ottobre» viene presentata una ricerca condotta in tre grandi atenei del Nord: Milano Bicocca, Bologna e Padova. Ebbene, i risultati sono sorprendenti anche per chi aveva già chiaro lo scarso afflato verso gli ebrei vivi, per stare sull’eufemismo, proprio da parte di chi una volta all’anno ostenta maggiormente retorica farlocca sugli ebrei morti. Il 59,7% degli studenti che si definisce “di sinistra” ritiene che «il governo israeliano si comporta con i palestinesi come i nazisti si comportarono con gli ebrei».
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LE NUOVE SS?
Per focalizzare lo sfacelo culturale dietro l’apparente burocratismo del sondaggio: circa sei giovani “progressisti” su dieci che hanno un titolo di studio superiore e che stanno sostenendo esami universitari (verrebbe da dire un pezzo di futura classe dirigente, ma non ne abbiamo la forza) sostengono che Netanyahu e Hitler pari sono, che le Forze di Difesa israeliane valgono le Ss (le quali nella storia autentica, non in quella che circola nelle nostre aule, annoveravano piuttosto reparti islamici, notiamo qui di sfuggita). Attenzione: questa è la fotografia prima della mattanza del 7 ottobre. Dopo, dirà il lettore e il common sense con lui, la percentuale sarà senz’altro diminuita, dopo il vero e proprio pogrom in cui le squadracce che urlavano «Allah Akbar!» andavano a caccia di figli ebrei da sgozzare davanti ai padri ebrei, anche i compagni più filopalestinesi avranno avvertito il principio di realtà, la follia di sovrapporre la stella di Davide e la svastica. Macché. L’Istituto ha fatto in tempo ad aggiornare i dati, scoprendo che nelle ultime settimane il campione “di sinistra” che condivide l’equivalenza tra il governo di Tel Aviv e il Terzo Reich è schizzato vicinissimo al 70%. Citiamo dallo studio, perché lo straniamento ostacola la parola: «È dopo il 7 ottobre che cresce, tra gli studenti che si collocano a sinistra- e, seppur in misura inferiore, anche tra gli studenti che si collocano al centro-sinistra - la quota di chi equipara Israele alla Germania nazista».
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Ancora più interessante, e respingente: «La posizione di questo gruppo si è decisamente distanziata da quella della media degli studenti, e il momento in cui tale divaricazione inizia è collocabile non dopo la risposta israeliana alla strage, ma dopo la strage stessa, nei giorni immediatamente successivi». Cioè: questo abbaglio clamoroso che veste l’ebreo con la divisa bruna non è nemmeno frutto della martellante propaganda diffusa nell’ultimo mese e mezzo da quell’ufficio stampa unico di Hamas in cui si è tramutato il mainstream mediatico italiano, europeo e occidentale. No, è proprio mentre venivano seviziati, bruciati vivi, decapitati sovente in culla, che gli ebrei erano nazisti, secondo sette membri su dieci della peggio gioventù gauchista d’Italia. È un’inversione allucinata del senso, per cui quelli che Pasolini avrebbe chiamato “figli di papà” scorgono il nazista non nello scannatore di Hamas, ma nel civile scannato. Intendiamoci: dal rapporto emerge come circolino decisamente troppe tesi antisemite pure tra gli universitari di destra. L’equivalenza blasfema, che partiva comunque sensibilmente più bassa, quantomeno diminuisce dopo la macelleria islamica, come logica e umanità elementare vorrebbero. Ma vengono ripetute ancora inquietanti boiate da destra novecentesca in fez, ad esempio quella per cui «gli ebrei muovono la finanza mondiale a loro vantaggio», o l’altra per cui «gli ebrei controllano i mezzi di comunicazione».
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DALLE STRADE AI TALK SHOW
La percentuale di chi risponde «sì», in ogni caso, arriva massimo a un terzo del campione, non acquisisce le proporzioni iper-maggioritarie di cui sopra. Ma soprattutto: questo antisemitismo, moralmente altrettanto repellente, è un trascinamento del passato, è un’eco sempre più residuale, basti vedere il posizionamento di Fratelli d’Italia e della maggioranza tutta sulla polveriera mediorientale. L’altro, l’antisemitismo radical che sproloquia di nuovo Olocausto a Gaza e paragonai ministri israeliani ai gerarchi hitleriani, imperversa nei talk di prima serata, rimbalza sugli editoriali dei giornaloni, viene coccolato da presunti filosofi e comprovati influencer. E sì, è un antisemitismo tutto di sinistra.