Strappi
FdI-Lega, lite in Trentino e Sardegna: centrodestra in fibrillazione
Ha atteso la presentazione ufficiale della seconda giunta di Maurizio Fugatti, Alessandro Urzì (uomo forte di Fratelli d’Italia in Trentino Alto Adige), per strappare: «Vista la composizione, riteniamo di poter dare il nostro contributo al bene del Trentino anche senza farne parte».
Parole che a fatica nascondono la delusione, e l’irritazione, per come si è concluso il negoziato per la formazione della squadra di governo della coalizione uscita vincitrice dalle elezioni amministrative dello scorso 22 ottobre. A determinare la rottura, che tuttavia non sfocia nella caduta della Giunta (almeno fino a quando non vi sarà un capovolgimento dei rapporti di forza in assemblea), sono stati per Urzì gli «egoismi» di partito - sottinteso: della Lega - anteposti, e contro l’«interesse dei cittadini», alla «coesione della coalizione». Fratelli d’Italia contesta gli equilibri politici emersi dalla presentazione della squadra di governo da parte di Fugatti.
Due le contestazioni addebitate al governatore: l’assegnazione - a sorpresa - della vicepresidenza ad Achille Spinelli (Lista Fugatti, un fedelissimo del presidente) e non a Francesca Gerosa di FdI, come pure concordato in sede di intese pre-elettorali. Gerosa poi “ricompensata” con l’assessorato a istruzione e cultura. A Fratelli d’Italia, poi, è stato assegnato un altro assessorato considerati “leggero”, ovvero le Politiche sociali, casa e trasporti per Claudio Cia, mentre il Carroccio ha ottenuto Turismo e Commercio oltre ad Agricoltura. E questo, protesta il partito della premier Giorgia Meloni, nonostante i seggi tra le due forze politiche siano gli stessi.
MOSSA DISPERATA
Fugatti, quasi presagendo la mossa dell’alleato, ha provato a gettare acqua sul fuoco: «Le competenze degli assessori non sono scritte nella roccia e possono essere rimodulate cammin facendo». Ovvero nel corso della legislatura (la XVII del Trentino). Parole che però non hanno sortito l’effetto sperato: per FdI quanto accaduto altro non è che uno sgarbo.
E i guai per il centrodestra non finiscono qui. Altra fibrillazione si registra in Sardegna, Regione attesa al voto all’inizio del prossimo anno. Ad agitare le acque ancora Fratelli d’Italia, che dopo mesi di tensioni sotto traccia mette ufficialmente nel mirino il governatore uscente - anche lui in quota Lega - Christian Solinas.
«Fratelli d’Italia ritiene che non ci siano più le condizioni per sostenere il secondo mandato del presidente Solinas», mette a verbale Antonella Zedda, coordinatrice regionale del partito. Al governatore, FdI contesta una gestione “solitaria” della Sardegna: «Abbiamo richiesto, più di una volta, frequenti incontri di maggioranza, che però non sono mai avvenuti. A poco più di 100 giorni dalle elezioni il tavolo non è stato mai riunito». A Solinas, poi, FdI contesta una legislatura costellata di «errori».
Ma, soprattutto, visto il gradimento non brillante di cui gode il governatore uscente, al partito di Meloni non dispiacerebbe avanzare la candidatura di un suo esponente - e il primo nome della lista è quello del sindaco di Cagliari, Paolo Truzzu - così da avere una rappresentazione delle Regioni più fedele agli attuali rapporti di forza tra i partiti del centrodestra.
BASTA AUTOMATISMI
«In altre Regioni d’Italia, per vincere e per il bene della propria terra il presidente uscente ha deciso di compiere un passo di lato» - il riferimento è alla Sicilia, dove Nello Musumeci rinunciò a correre per un secondo mandato a favore di Renato Schifani di Forza Italia - ricorda Zedda, che contestualmente annuncia la convocazione di un «tavolo di coalizione» per decidere il da farsi con gli alleati. E subito arriva il plauso, da Forza Italia, di Ugo Cappellacci, coordinatore regionale azzurro: «Accogliamo positivamente la convocazione del tavolo del centrodestra per rilanciare l’azione politica in vista delle imminenti elezioni».