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Roberto Gualtieri e la farsa del Campidoglio: si dà i voti e si promuove da solo

Claudia Osmetti
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Manca la lode, ma siamo lì lì. Ché Roma, è notorio, è una piccola Svizzera: niente traffico, tutto pulito, sicurezza in ogni angolo della strada. Va così, quantomeno, a leggere le 123 pagine della relazione sulla performance degli uffici del Comune del 2022: il primo anno interamente a gestione Pd (cioè sotto la giunta del sindaco dem Roberto Gualtieri). Vale un maxi-bonus complessivo di circa 42 milioni di euro per i dipendenti del Campidoglio, la valutazione di questi giorni. Ma non è l’esborso ciò che balza subito all’occhio. Sono i voti. Alti. In alcuni casi altissimi. Un valore totale di 94,65 punti su 100, promozione piena e peccato per il bacio accademico, ma ci si può sempre migliorare. Tanto la via tracciata sembra quella giusta: sulla carta intestata del municipio, però.

Fuori, basta non andare tanto lontano, anche solo arrivare all’Altare della patria e aspettare, chissà quanto, perché arrivi il bus rosso dell’Atac, la realtà è un tantinello differente. Per il Campidoglio l’obiettivo “una città in cui è facile muoversi” raggiunge quota 81,7 su 100, non proprio un en-plein ma neanche un punteggio risicato. Tra l’altro tirato su dal valore degli investimenti per le nuove infrastrutture che è passato da 77,54 dell’anno prima all’83,12 di adesso. Per i romani è un’altra musica: «Ma secondo voi, l’assessore alla viabilità della nostra città (Antonello Aurigemma, ndr) si rende conto si essere il peggiore di tutti i tempi dopo l’Impero?», chiede sulla sua pagina X, giusto tre giorni fa, l’attore Alessandro Gassmann, che a Roma ci vive e ci lavora, «si rendono conto di averci murati vivi e che ci lasceranno in queste condizioni fino al 2025?». La domanda è retorica e retorica è la risposta: evidentemente no, non se rendono conto, Gassman. Altrimenti non avrebbero dato un’altra disamina stratosferica all’obiettivo “Roma in quindici minuti, la città policentrica”: 92 (n-o-v-a-n-t-a-d-u-e!) punti su cento. Che fanno abbastanza ridere (anche se ci sarebbe da piangere) perché per percorrere dieci chilometri, stando alle rilevazioni in tempo reale del traffico di TomTom, a Roma, nel 2022, non servivano quindici minuti, ne servivano quasi il doppio: 25 e quaranta secondi, dieci secondi in più del 2021. Di media, pensa ai giorni d’ingorgo.

 

 

Ancora. Il decoro urbano, i cassonetti e la monnezza, la raccolta dei rifiuti che poi finiscono (a caro prezzo) in Olanda. Partiamo dalle critiche, questa volta. Il quotidiano tedesco Sueddeutsche Zeitung giusto un mese fa: «È emergenza nelle periferie». L’attrice Anna Foglietta a fine agosto: «Questa città è ridotta in uno stato vergognoso, parlare anche coi turisti è diventato imbarazzante». La giornalista Gaia Tortora, a maggio: «Oramai imploro l’esercito, questa città è ingovernabile. Puzza. È sporca. Pericolosa». Seguono immagini che ben conosciamo, montagne di sacchetti e scatoloni e scarti buttati alla rinfusa. Epperò il Campidoglio: macché. 85,3 punti (sempre su cento) per rilanciare la società che gestisce la raccolta rifiuti (Ama) con una gestione integrata; 80 per la prospettiva di una Roma autonoma con la chiusura del ciclo dei rifiuti al 95% (a proposito dei camion che partono in direzione Paesi Bassi) e 71 per il potenziamento della raccolta differenziata. Risultato totale: 80,43 punti, quasi tre in più della gestione di Virginia Raggi (M5s). Non fa una piega.

 

 

OLTRE LA SUFFICIENZA
Anzi, qualche piega la fa, in altri settori, che tuttavia restano sempre di gran lunga sopra la soglia della sufficienza (che pure quella sarebbe di manica larga): secondo l’edizione locale di Repubblica che mette in fila tutti i dati, il nodo sicurezza a Roma raggiunge un punteggio di 76,90 (in netto calo rispetto al periodo precedente quando era, incredibilmente, a 91,9: è sufficiente quello che avviene, giornalmente, davanti alla stazione Termini, ma visto che coi numeri ci si capisce al volo i numeri sono che, per l’indagine annuale sulla criminalità del Sole24ore, oggi Roma è la terza città più pericolosa d’Italia, nel 2021 era la 31esima); la cura degli edifici scolastici arriva a 63,9; l’apertura alle istanze della comunità Lgbt a 81,3. Dulcis in fundo il turismo, la moda, la vocazione mondiale dell’Urbe (qualsiasi cosa voglia dire), la sua capacità di attrarre investimenti e la valorizzazione dei fiumi fanno jackpot. Cento su cento. Meglio di così non può andare. Forse. 

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