L'affondo
Che tempo che fa, Beppe Grillo umilia Giuseppe Conte: "Perché è perfetto per la politica"
Fabio Fazio lo presenta così: «Sono dieci anni che non va in televisione». E in effetti si capisce subito che Beppe Grillo è arrivato carico. Ha un arretrato di temi, battute, attacchi, paradossi da smaltire. Ne ha per quasi un’ora. All’inizio, al conduttore di Che tempo che fa (Nove), consegna una campanella: «Così se esagero puoi fermarmi». Ma non si ferma più. Questo, più o meno, è lo stenografico del suo show. Discorsi che si sovrappongono, altri lasciati a metà. Inutile mettere ordine.
«Io sono il peggiore», esordisce Grillo, «e sono d’accordo con chi mi critica. Ho peggiorato questo paese, non è una battuta. Tutti quelli che ho mandato a fanculo oggi sono al governo. Sono un anziano, sono un po’ rallentato. Sono venuto a capire che devo fare, se continuare o no». Alla fine il pubblico in studio gli suggerisce di lasciar perdere la politica e concentrarsi sullo spettacolo («Fai il comico!»).
SOLILOQUIO
Riparte il soliloquio: «Io sono in confusione mentale, sono dissociato, non posso portare avanti un movimento politico. Prima ci pensava Casaleggio, io faccio danni. Non posso dare la linea, mando un messaggio e dopo qualche minuto ho già cambiato idea. Come faccio? Per questo mi sono ritirato». Si dice arrabbiato, «ma è una rabbia buona, non ho mai denunciato nessuno, io invece ne ho prese 175». Di denunce. «Ecco cosa mi scrivono sui social: “Coglionazzo”, “Dio ti maledica”. Mi ero iscritto al Pd, ad Arzachena». Buttata lì così. Ma non approfondisce.
I vecchi: «Non vuole morire più nessuno. Io ho 75 anni, mi crescono i peli nelle orecchie, nel naso, e quello che dovrebbe crescere non...». Freddura. «C’è un eccesso di diagnosi, si fanno troppi esami. Io credo nella reincarnazione. Infatti sul mio testamento ho lasciato tutto a me». Salto: «Milano è violenta, in stazione c’erano gli ubriachi che mi inseguivano. Cosa volete, gli ho chiesto. “Cerchiamo Verdone”, mi hanno risposto». Carpiato: «Se andate a vedere i numeri, vi fottono. Le statistiche mentono e ci prendono per il culo»».
Doppio carpiato: «Questa televisione è finta, è una radio. Ma la televisione non era così, era quella che ti faceva vedere cose che non sapevi». Tipo i documentari: «La lumaca ermafrodita. I maschi sono in via di estinzione anche tra gli animali». I giornali: «Quelli on line sono peggio dei cartacei. Mettono la notizia di un bambino morto e poi Jennifer Lopez in mutande».
A questo punto Grillo mette in pausa lo spettacolo. E tira una mina pro domo sua: «La Bongiorno è un avvocato, è una parlamentare della Lega. È una che fa comizietti davanti ai tribunali, è inopportuna». Inciso: Giulia Bongiorno è l’avvocato che difende la ragazza nel processo che vede imputato Ciro Grillo (il figlio) per stupro.
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LA SUA CREATURA
Comincia il secondo tempo: «Io facevo già politica. Poi mi sono chiesto: e adesso cosa facciamo? Prendiamo queste cose e le portiamo dentro le istituzioni. Ma mi sono reso conto che la gente mi guardava un po’ così, la gente capisce il 40 per cento di quello che dico. La scuola dell’obbligo deve durare fino a 50 anni». Di Maio? È «Giggino La Cartelletta. Era il politico più preparato che c’era, poi si è lasciato prendere la mano. Conte? L’abbiamo scelto io e Giggino. Poi la Lega ci ha pugnalato. Salvini?
È l'ultimo dei Mohicani. Questo governo è una decalcomania, più ci sputi sopra più si appiccica. Deve asciugarsi e andare via da solo. Bisogna stare fermi, questo governo fa quello che può». Il reddito di cittadinanza: «Il passaggio successivo era il reddito universale incondizionato». Conte: «Era un bell’uomo, laureato, un curriculum della madonna, parlava e si capiva poco, era perfetto per la politica. Poi è migliorato. Ora ci mette il cuore. Ogni tanto si vomita addosso e sembra una cravatta. «È una persona educata, io sudo, mi agito. Questo governo fa quello che può, ma ci vuole una visione del mondo. I giovani? Li vedo demotivati, non interessa la politica, non guardano la tv, non sanno chi sono io, non credono in niente, neanche in Dio. Oggi non c’è Dio, c’è un algoritmo». Autobiografia: «Io vivevo in un palazzo dove c’era Donato Bilancia, il pluriomicida. Mia mamma diceva: “Se fai tardi, fatti accompagnare da Bilancia, che sto tranquilla”. Lavoravo al porto di Genova con mio padre, si rubava, era meraviglioso. Tutti felici e tutti ladri”.
Il superbonus: «In politica hai un'idea, entri nell'istituzione e questa viene frammentata, ne resta il 10 per cento». Ad esempio «io e Draghi eravamo d'accordo che il superbonus edilizio doveva durare 5 anni, come il reddito di cittadinanza, poi andava diluito, 90 per cento, 80 per cento... Anche i navigator erano una buona idea. Ma non li hanno fatti lavorare. Allora ho lanciato le brigate di cittadinanza, ho detto: andate a fare dei lavoretti di nascosto. Mi hanno dato del brigatista! Bisogna tassare i consumatori. Più consumi più paghi e quei soldi vanno dati a chi non ce la fa».