Il caso
Pd, buco nel servizio d'ordine: bandiere della Palestina in piazza
Hai voglia a dare disposizioni di non portare bandiere della Palestina o Israele, ma solo vessilli di partito e quelli arcobaleno della Pace. Hai voglia a confidare nell’obbedienza all’ “apparato” di memoria Pci, nel “servizio d’ordine” (anch’esso retaggio novecentesco). Alla fine, la natura è un po’ come il vento che non puoi fermare con le mani. E alla manifestazione di ieri del Pd, in Piazza del Popolo a Roma, spuntano due bandiere panarabe. I manifestanti le hanno mostrate al cielo di Roma, e non solo. E meno male che c’era il divieto di portarle: chissà quante ce ne sarebbero state con la “liberalizzazione” (parola non molto cara a sinistra) dei vessilli. Chissà, magari quello di piazza del Popolo, di questo Partito democratico così terzomondista, equosolidale, così iniettato di sentimento woke, sarebbe stato il volto educato delle manifestazioni Pro-Pal che continuano ad animare i sabati italiani pre-natalizi. La giornata di ieri non ha fatto difetto alla regola. Così manifestanti (circa tremila, a quanto si è venuti a sapere dalle forze dell’ordine), si sono ritrovati a Milano.
Con un dato inquietante, per quanto ormai sia una costante in questo genere di eventi. Uno degli speaker del corteo, appartenente all’Unione Democratica Arabo Palestinese, parlando al microfono ha detto che «Hamas è una forza originale e fa parte della resistenza del popolo palestinese, ha il diritto e il dovere di resistere come i partigiani a Sant’Anna di Stazzema». Purtroppo, l’associazione tra la lotta partigiana italiana e la violenza dei gruppi islamisti è un tema ricorrente nelle manifestazioni di queste settimane. Almeno, però, stavolta una parte dei partecipanti al corteo - anche se c’è da dire che è stata una minoranza piuttosto timida - ha fischiato quelle parole. Magra consolazione.
Poi c’è stato il caso di Napoli. Un po’ sul modello di quanto accaduto a Roma l’altroieri (con l’irruzione nella sede della Commissione Europea a via Quattro Novembre), alcuni manifestanti hanno inscenato un sit-in davanti alla sede del consolato degli Stati Uniti, stendendosi sulla strada con un telo bianco macchiato di sangue, a simboleggiare quello versato nella guerra in Medio Oriente. L’iniziativa ha visto l’intervento della polizia e una serie di tafferugli. Perché manifestare davanti al consolato degli Stati Uniti? Perché sono «il principale sostenitore politico e diretto sostenitore militare del massacro continuo e delle operazioni di pulizia etnica che l’esercito israeliano sta mettendo in atto nella striscia di Gaza». I filo-Hamas parlano di pulizia etnica, dunque. Peccato che, a voler cancellare dalla faccia della terra un Paese (Israele) con tutti i suoi abitanti, è proprio Hamas.