Madamine
Polonia, i progressisti delle Ztl tornano al potere? Cosa ci aspetta
Mancò Leopoli, non il valore. Ebbene sì, proprio così. I populisti del Pis, partito del premier uscente Mateusz Morawiecki e di Jarosław Kaczynski, pur se primi, non rivincono in Polonia.
Se gli oppositori guidati da Donald Tusk riusciranno ad accordarsi, torneranno al governo con l’entusiastico sostegno delle fattucchiere nostre, ossia i giornali di John Elkann, quello di Carlo De Benedetti e la tivù di Urbano Cairo che pure non hanno potuto gioire fino in fondo causa incertezza di numeri e possibili variabili alleanze.
Anche in Polonia si ripropone un ben preciso dato: il progressismo pro Ue prevale all’interno delle Ztl, ovvero i grandi centri urbani, mentre il populismo euroscettico si impone sempre e comunque nelle periferie e nelle regioni rurali. Ma ben gli sta ai populisti polacchi, si mordessero pur le mani, chi è causa del suo mal pianga se stesso perché infine, questi cattivissimi, non hanno voluto e saputo approfittare della situazione in Ucraina per riprendersi la regione da sempre polacca (eccetto la parentesi asburgica) della Galizia.
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Quando uno è populista – per non dire sovranista – deve esserlo fino in fondo. Se Morawiecki avesse fatto come Vladimir Putin in Crimea e Donbass, riprendendosi Leopoli con le buone o con le cattive, issando le insegne dell’Aquila Bianca, ecco: di certo avrebbe scontentato gli amici americani, gettato nel panico le Ztl di casa sua ma le elezioni le avrebbe stravinte. Facendo felice in cielo anche Karol Wojtyla. Salito al Soglio un 16 ottobre di 45 anni fa.
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