Il dossier
Marelli, chiusura sospesa: "Fatti concreti”: l'ultima mossa del governo
"Sospesa sine die la decisione di chiudere il sito di Crevalcore da parte del gruppo Marelli, che ora lavorerà assieme al governo per individuare un investitore interessato a subentrare nello stabilimento emiliano, per salvare il futuro di 229 lavoratori e la continuità industriale del sito": a comunicarlo il deputato di Fratelli d’Italia Francesco Filini. Che, poi, ha aggiunto: "Oggi l’azienda ha spiegato di aver scelto di cessare l’attività per 'difficoltà oggettive legate alla transizione, alla mancanza di commesse e alla scelta di Stellantis di lavorare su piattaforme ex Peugeot e non ex Fiat'".
"La crisi di Crevalcore, quindi, è strettamente legata alle scelte strategiche del gruppo di John Elkann - ha sottolineato il parlamentare meloniano -. Eppure né il leader di uno dei principali sindacati confederali, Maurizio Landini, né la leader del Pd, Elly Schlein, hanno pensato in questi giorni di passerelle e dichiarazioni ai media di richiamare l’imprenditore e il gruppo alle proprie responsabilità". E dietro ci sarebbe un motivo ben preciso. "Evidentemente alla sinistra non conviene attaccare l’editore dei quotidiani del gruppo Gedi, ormai divenuti un vero e proprio megafono della sinistra contro il governo di Giorgia Meloni - ha spiegato Filini -. Al contrario, invece di chiedere a Stellantis maggiori garanzie la Schlein propone di dare altri soldi al gruppo erede di Fiat, in perfetta continuità con il passato".
La differenza con il governo di centrodestra è evidente, secondo il deputato: "Fin dalla nascita di Stellantis Fratelli d’Italia e la sua leader Giorgia Meloni hanno denunciato i rischi connessi ad una fusione tra FCA e PSA a chiara trazione francese, avvenuta senza che il governo dell’epoca, il Conte II, battesse ciglio. La chiusura dello stabilimento della Marelli è evidentemente parte di questo processo, le cui conseguenze si sono manifestate in maniera evidente con la preponderanza di modelli prodotti in Francia rispetto all’Italia, con 7.500 esuberi nel nostro Paese, con un crollo della produzione rispetto agli anni precedenti al 2019 e il volume degli investimenti che pende dalla parte di Parigi". A differenza dei precedenti governi di centrosinistra, però, il governo Meloni ha subito affrontato il dossier.