Il caso
Licia Ronzulli: "Siclari assolto? Ora chi paga questa gogna?"
L’ex senatore calabrese Marco Siclari (Forza Italia) è stato assolto oggi dalla Corte d’Appello di Reggio Calabria, con formula piena "perché il fatto non sussiste", nell’ambito del processo ’Eyphemios’. In primo grado era stato condannato a 5 anni e 4 mesi per scambio elettorale politico mafioso, in quanto - era stato ritenuto - sostenuto da una cosca di ndrangheta alle elezioni politiche del 2018. Dopo il primo grado, la Procura generale di Reggio Calabria, lo scorso mese di aprile, aveva chiesto l’assoluzione.
E sulla assoluzione è arrivato il commento di Licia Ronzulli, presidente dei senatori di Forza Italia: "E adesso chi ripaga il senatore Siclari di 3 anni di gogna mediatico-giudiziaria, delle sofferenze subite da lui e dai suoi cari, della macchia alla sua reputazione che neanche una sentenza di assoluzione potrà eliminare, perché ai titoloni del processo non seguono mai i titoloni dell’assoluzione con formula piena, ma solo dei semplici trafiletti? Di certo, non quegli inquirenti che con incredibile facilità e leggerezza rovinano vite e storie politiche, senza mai essere poi puniti per il fallimento di un processo e che, invece, proseguono a far carriera, godendo anche della protezione e della copertura della corporazione".
"E questo - riprende - accade solo all’interno della magistratura, perché, per esempio, un medico che sbaglia l’intervento chirurgico rischia di essere denunciato dal paziente anche 10 anni dopo l’operazione. Tutto ciò è inaccettabile". "Chi non è mai finito nel tritacarne giudiziario - prosegue Ronzulli - non può comprendere cosa significhi ricevere quella 'lettera scarlatta' di contiguità con la mafia, di scambio di voto, che porta alla fine dell’attività politica, all’isolamento, all’emarginazione da parte di quella società che, di colpo, non vuole prendere con te neanche un caffè. Il senatore Siclari, al quale va la nostra affettuosa e sentita solidarietà, ha dovuto attraversare le forche caudine di un processo, di una condanna, talmente ingiusta che la stessa Procura generale della corte d’Appello, cioè l’accusa, ha fatto in modo che venisse cancellata, per poi sentirsi dire dai magistrati: 'Abbiamo scherzato'. Ebbene, questo non è uno scherzo. Questo è il motivo per cui è necessaria una profonda riforma della giustizia, a partire dalla responsabilità civile dei magistrati".