Manganello

Caivano? Quando la repressione funziona: dagli hooligans all'alcol, i precedenti

Andrea Tempestini

«Repressione» e «manganello» sono le parole più gettonate dall’universo che, da Repubblica e Stampa in giù, commenta con pelosa riprovazione il cosiddetto “decreto Caivano”. Il titolo del Domani – «Meloni arresta i bimbi per salvarli» – è fuori concorso. Semplicemente oltre. Un giro di vite, quello del governo, che per il prezzolato plotone d’esecuzione mostra soltanto «la faccia feroce della destra». La ratio e la – possibile – utilità delle norme non viene presa in considerazione. Non ci stupiamo: è una questione di metodo e il metodo è questo. Eppure è necessario eccepire, replicare a quel metodo. 

Prendiamo ad esempio le Torri Gemelle: le abbiamo viste sbriciolarsi, e poco dopo abbiamo visto sbriciolarsi alcune delle nostre libertà individuali. Senza scomodare le extraordinary rendition, ci limitiamo a registrare come nel giro di pochi giorni prendere un aereo divenne un qualcosa di tortuoso e sgradevole. E l’aereo è solo la punta dell’iceberg di una montagna di piccole compressioni che, però, hanno sortito gli effetti sperati. Almeno per quel che riguarda il nostro disgraziato Paese.

Oppure pensiamo a cosa fece Margaret Thatcher a partire dalla metà degli anni ’80 contro gli hooligans, fino al Football Offences Act del ’91 (chez John Major), legge che prevedeva il processo per direttissima anche per un “semplice” coro razzista. Repressione? Forse. Risultato? Raggiunto. Identici, nel Regno Unito, metodi e risultati per quel che riguarda la “scena rave”, piaga di fine anni ’90.

Recentemente ho viaggiato in Norvegia: trovare una birra era difficile e ancor più costoso. Ma come la Svezia, a Oslo e dintorni, nonostante i miei patimenti hanno ridimensionato in modo decisivo il virus dell’alcolismo. Oppure la paradisiaca Islanda: era più “drogata” di Sid Vicious ai tempi d’oro, ma picchiando duro ne sono usciti (vicenda appassionante e articolata). Infine le cinture di sicurezza, il tutor in autostrada e la patente a punti: dannazione, che fastidio! Vero, ma quante vite hanno salvato?

Certo, a Caivano ci sono i “bimbi” di mezzo. Le nostre creature. Discorso in parte diverso, ma ogni discorso è figlio dei tempi. Oggi è il tempo dei social, delle baby gang (dizione ridicola) e di un deragliamento mentale che colpisce in tempi – ai tempi – non sospetti. Tutto ciò per dire cosa? Se volete chiamatela “repressione”. Ma capita che la “repressione” funzioni.