Il parroco

Don Patriciello e Meloni, "i miei amici di sinistra non me lo perdonano"

"L’ho invitata, non si è fatta pregare e si è impegnata: prima, davanti a tre ministri, un prefetto, il capo della polizia e al mio vescovo, e poi davanti alle telecamere. Più di così? Io sono un credente": don Maurizio Patriciello, parroco nel quartiere del Parco Verde di Caivano, lo ha detto in un'intervista al Corriere della Sera, parlando della visita di Giorgia Meloni nel luogo in cui si sarebbe consumata l'orribile violenza di gruppo ai danni di due cugine di 10 e 12 anni. Ieri la premier ha dichiarato: "Il messaggio principale che noi vogliamo dare è che non devono esistere zone franche". A tal proposito Patriciello ha detto: "Credo alle parole date. Ma se nulla dovesse succedere, se le parole dovessero rimanere parole, allora sarei il primo a fischiare".

Parlando della visita della presidente del Consiglio, poi, il parroco ha detto: "È venuta preparata e ha detto le cose che volevo sentire. Come quando ha annunciato la resurrezione del nostro centro sportivo". La Meloni, infatti, si è impegnata a riaprirlo entro la primavera prossima. "Quasi un miracolo, perciò parlo di resurrezione. Qui ci sono ragazzi che per andare a scuola devono attraversare cinque piazze di spaccio. Vivono tra le peggiori tentazioni. Finalmente ora potranno tornare a correre e nuotare", ha poi aggiunto il parroco. 

Don Patriciello, infine, ha rivelato con un po' di amarezza quali sono state le conseguenze della visita di Meloni: "Ora mi tocca ricevere le telefonate indispettite dei miei amici di sinistra. Non mi perdonano di aver aperto le braccia a Giorgia Meloni. Ma se anche De Luca ha detto che qui lo Stato non si è mai visto. Dovevo starmene con le mani in mano?".