La lite
Twiga, lo "scontro in spiaggia": renziani-Azione, volano stracci
Italia Viva che diventa Italia Twiga, Azione che bacchetta, i grillini, come sempre, si buttano nella mischia. Sarà il caldo di Caronte, sarà che ad agosto, partito mio non ti conosco, ecco che la polemica è servita e le beghe del Parlamento si trasferiscono al mare. E tutto per colpa di una cena al celeberrimo Twiga, lo stabilimento balneare aperto da Daniela Santanchè insieme all’amico Flavio Briatore molto prima che lei diventasse ministra del Turismo e fosse indagata per le note vicende della sua ex azienda Visibilia.
Per farla breve, l’altra sera, una pattuglia di renziani era a cena nel lido della ministra di Fratelli d’Italia, appena salvata da una mozione di sfiducia individuale presentata dai Cinquestelle e votata dal Pd. Italia Viva si era astenuta e ora spunta l’allegra combriccola formata da Maria Elena Boschi, Lucianone Nobili e Francesco Bonifazi: tutti fedelissimi del leader Matteo Renzi e tutti molto amici tra loro ed, evidentemente, in buoni rapporti con la Santanchè. Cosa c’è di male? In apparenza niente, ma i giornaloni lo scoprono, qualcuno ci ricama su, e ieri parte una nota al vetriolo del partito di Carlo Calenda, l’ex alleato del fu Terzo Polo unito soltanto a livelli di gruppi, perché per il resto...
E infatti, ecco cosa battono le agenzie, per la gioia dei cronisti parlamentari fino ad allora piuttosto annoiati. «Per quanto concerne le cene con la ministra Santanché al Twiga, che coinvolgono parlamentari di Italia Viva appartenenti al gruppo Azione-Italia Viva, le si ritiene del tutto inopportune». Stilettata a Matteo Renzi e ai suoi.
In pratica, i calendiani mettono nero su bianco anche che «la linea sulla permanenza di Daniela Santanchè al governo è sempre stata netta: deve dimettersi perché i suoi comportamenti (e capacità) non sono adeguati o accettabili per chi deve rappresentare gli italiani in qualità di ministro del Turismo. Azione non ha votato la mozione di sfiducia - destinata dall’inizio ad essere bocciata - ritenendola un regalo alla ministra. Ma allo stesso modo Azione non si è mai riconosciuta nella linea espressa dai vari interventi dei parlamentari e del capogruppo di Italia Viva, che non hanno mai pronunciato la parola dimissioni».
Sull’Huffington Post, intanto, il renziano Luigi Marattin fa sapere che lui agli stabilimenti mondani preferisce il buen retiro di Pescocostanzo, in Abruzzo, ma ognuno è libero di andare dove vuole. Su Twitter, poi, arriva la replica di Bonifazi alla nota di Azione. «Leggere che Carlo da Capalbio pretende di decidere lui che cosa devo fare io il venerdì sera mi dà l’impressione di un uomo che non ha nulla di liberale ma che sogna uno stato etico. Sostenere che si debba chiedere al leader politico con chi cenare e con chino mi sembra assurdo. E pensare che la politica si faccia con il gossip e non con le idee è puro populismo». Il deputato di Iv chiarisce di essere da sempre un frequentatore della Versilia e in quanto al Twiga aggiunge: «Potrei fare l’elenco dei parlamentari di tutti gli schieramenti che ho visto in quel locale». Ma poi torna al voto sulla mozione di sfiducia alla ministra del Turismo. «Noi», specifica, «abbiamo votato in aula esattamente come Azione. Paro paro. Per noi non si caccia un ministro sulla base di un avviso di garanzia. Se qualcuno vuole diventare giustizialista faccia pure: noi no. Noi quotidianamente votiamo la sfiducia a tutto il governo, a tutta la maggioranza». Insomma, certa politica ormai è all’Ultima Spiaggia. A. V. © riproduzione riservata.