Cosa sta per succedere

Riccardo Illy, "Schlein iattura per la Meloni ma lei ancora non lo sa"

Capitano d'industria, rigoroso, a suo modo eccentrico: Riccardo Illy, ex sindaco di Trieste capofila della cosiddetta "società civile" in politica, nel centrosinistra è sempre sembrato un "ufo". A maggior ragione oggi, con un campo (largo?) di centrosinistra dominato da Elly Schlein. "Credo che sia una iattura per il Pd, per il centrosinistra e pure per Giorgia Meloni, che ancora non lo sa", spiega l'imprenditore in una intervista al Corriere della Sera. "Al leader della maggioranza serve un’opposizione forte, non debole e frammentata, altrimenti si rafforzano i rivali interni. Schlein farà perdere molti voti al Pd. Trovo surreale che l’abbiano eletta i passanti. Il segretario giusto era Stefano Bonaccini".

 

 

 

Spietato il suo giudizio sulla politica romana, dov'è sbarcato dopo l'avventura da primo cittadino. "Me lo chiesero cittadini, amici, industriali, scienziati. Arrivarono a me per disperazione, dopo che Giacomo Borruso, rettore dell’università, aveva rifiutato la candidatura a sindaco di Trieste. Vado orgoglioso di aver portato in consiglio comunale nel 1993 l’astrofisica Margherita Hack e Paolo Budinich, cui Trieste deve il titolo di Città della Scienza". Per il suo rivale, l’indipendentista Giorgio Marchesich, un ricordo affettuoso: "Centralinista del Piccolo, il quotidiano locale. Chiudeva i suoi interventi con una pernacchia. Siccome aveva il record delle preferenze, divenne presidente dei consiglieri. 'Soprintendo i lavori contro la mia volontà', esordì. Molto simpatico". Dopo Trieste, Illy venne eletto alla Camera: "Due anni sprecati a schiacciare bottoni. Il deputato parla mentre un rappresentante del governo finge di ascoltarlo. Il dibattito parlamentare va abolito. È solo una farsa".

 

 



Il parallelo tra Illy e Silvio Berlusconi era quasi inevitabile: "Io agivo per spirito di servizio, lui perché si sentiva minacciato dai comunisti. Lo disse nel 1993, invitandomi a un incontro il cui scopo mi fu chiaro solo l’anno seguente". Il triestino, però, comunista non si è mai sentito: "Mi considero un liberale", Berlusconi invece "per me era un oligopolista, benché abbia avuto il merito di circondarsi di gente valida. Penso ad Antonio Martino, per esempio".