Dopo la nomina

Generale Figliuolo, il Pd impazzisce di rabbia: "Se comanda Meloni..."

Fausto Carioti

Le richieste del Partito democratico (e delle coop rosse e della Cgil) non sono state accolte. Il commissario straordinario alla ricostruzione post alluvione non sarà il governatore dell’Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini. Il quale non l’ha presa per niente bene e accusa il governo di aver «scelto un modello centralistico». Giorgia Meloni gli ha preferito il generale Francesco Paolo Figliuolo, che di gestione delle emergenze su vasta scala è un esperto, essendosi fatto le ossa su quella del Covid. Una figura di alto profilo e super partes, che introduce un altro elemento di continuità tra il governo attuale e quello di Mario Draghi.

L’altro nome sul tavolo era quello di Guido Bertolaso, che però ha detto di voler continuare a fare l’assessore al Welfare della Lombardia, e se nominato avrebbe costretto i partiti del centrodestra ad innescare un delicato giro di poltrone: meglio mantenere le cose come stanno. Figliuolo, che sarà in carica per cinque anni, dovrà lasciare il Vertice interforze dello stato maggiore della difesa, il cui comando operativo gli è stato affidato nel dicembre del 2021.

 

LE RAGIONI DELLA SCELTA
Secondo la versione ufficiale, su Bonaccini ha pesato il fatto che le piogge torrenziali della prima metà di maggio hanno flagellato anche le Marche e la Toscana: affidare a lui quell’incarico avrebbe significato dargli potere su territori ed abitanti amministrati da altri governatori. Spezzare la ricostruzione in tre, lungo i confini delle regioni, sarebbe stata un’inutile complicazione. E poi, come aveva detto il ministro della Protezione civile, Nello Musumeci, «il presidente di una regione deve fare il presidente della regione. Per fare il commissario straordinario di una ricostruzione serve un manager, una persona che possa dedicarsi esclusivamente a questo». Fattori che sono stati tenuti in considerazione: non sono stati i soli, però.

Molti, nella maggioranza e nel governo, erano contrari all’idea di “premiare” chi, pur avendo avuto i soldi a disposizione, non si è mostrato capace di realizzare le casse di espansione dei fiumi e le altre opere che avrebbero limitato la portata del disastro. Così il provvedimento approvato in consiglio dei ministri assegna a Figliuolo il ruolo di commissario straordinario per la ricostruzione, che per ragioni tecniche potrà essere formalizzato solo tra una settimana, dopo l’entrata in vigore del decreto varato ieri. Bonaccini e i suoi colleghi governatori Eugenio Giani (Toscana) e Francesco Acquaroli (Marche) sono stati indicati come «subcommissari», con competenza sulle rispettive regioni.

Nessun dubbio, però, che a decidere sarà il militare, il quale, ha promesso Musumeci, potrà avvalersi «di tutto il personale che riterrà necessario». Scelta che Bonaccini ritiene «sbagliata» e «centralistica» perché non valorizza i territori, ma che comunque, ammette, «vede la nomina di una persona con cui abbiamo collaborato bene durante la pandemia» e con la quale, assicura, è pronto a collaborare ancora.

LEGACOOP E CGIL
Da sinistra, le pressioni in favore del governatore erano state forti. Il presidente della potente Legacoop Romagna, Paolo Lucchi, aveva inviato pubblicamente un messaggio a Roma: «Pensiamo che il commissario perla ricostruzione debba essere Bonaccini, che conosce bene il territorio». Stessa richiesta fatta dal leader della Cgil, Maurizio Landini, che aveva invitato l’esecutivo a nominare Bonaccini commissario «senza perdere tempo». Una nomina diversa da quella del governatore, secondo lui, avrebbe rappresentato la «politicizzazione» dell’emergenza, «uno schiaffo in faccia alle persone e al territorio». È difficile ora, davanti a Figliuolo, parlare di «politicizzazione», ma nel Pd ci provano comunque. 

Lo fa la deputata Debora Serracchiani, per la quale «è inevitabile che questa scelta si tinga della volontà politica di non nominare Bonaccini. Se sei governatore del Pd e comanda Meloni, non vai bene». Tra i tanti che masticano amaro c’è Brando Benifei, capo della delegazione piddina al parlamento Ue: Figliuolo, dice, «è una figura impeccabile, ma appare l’ennesima scelta tutta politica di un governo che infila la politica anche in vicende così tragiche». Pure per il verde Angelo Bonelli è stata fatta «una nomina che si basa sullo scontro politico, per impedire che la regione Emilia-Romagna fosse protagonista della ricostruzione». Si distinguono dagli altri, ancora una volta, Matteo Renzi e Carlo Calenda, che per la nomina di Figliuolo hanno solo parole d’apprezzamento.