Dopo l'inchiesta di Report

Santanchè, "pronta a riferire in aula". Meloni allo scontro frontale con la sinistra

Antonio Rapisarda

Da una parte la controffensiva legale che ha già avviato nei confronti di Report, dall’altra la massima disponibilità del ministro del Turismo a chiarire tutto anche in Aula. «Sono vent'anni che faccio politica, la vede la mia faccia? Ce l’ho sempre messa, se verrà formalizzata la richiesta che devo andare a riferire in Parlamento sarò fiera e orgogliosa di farlo». Daniela Santanchè, ospite ieri alla kermesse di Ecr di Ischia, ha risposto senza scomporsi alle sollecitazioni del centrosinistra e, indirettamente, anche a quelle degli alleati di centrodestra - Lega e Forza Italia- che le hanno ventilato l’occasione di recarsi in Parlamento per cacciare via ogni dubbio sulla vicenda delle aziende Visibilia e Ki Group. Se ci sarà una chiamata formale, dunque, lei non avrà alcun problema a riallacciare davanti ai parlamentari come e perché le ricostruzioni dell’inchiesta televisiva siano «prive di corrispondenza con la verità storica». Nessun timore neppure sugli eventuali sviluppi, come ha spiegato lei stessa a chi le ha chiesto se tema un rinvio a giudizio: «Non ho ricevuto un avviso di garanzia», questa la replica secca, «non capisco come si possa parlare di rinvio a giudizio».

 

 

 

L’INTERVENTO

Parole chiare, che seguono il rullo di dichiarazioni di giornata da parte di Pd e 5 Stelle (per la capogruppo dem Chiara Braga «non c’è niente da formalizzare. Le opposizioni glielo chiedono da giorni». «Venga, chiarisca e valuteremo», ha attaccato a sua volta il leader M5S Giuseppe Conte) ma che giungono soprattutto dopo che la stessa Giorgia Meloni è intervenuta sulla vicenda: «Penso non ci sia nessun problema a riferire in Parlamento, è una richiesta legittima dell’aula», ha affermato nel punto stampa al termine dell’Europa Forum Wachau.

E ancora: «Sono contenta che la ministra Santanchè abbia dato la sua disponibilità, l’ho vista tranquilla in queste ore come sono tranquilla io». Apertura alle prerogative dei parlamentari e all'importanza politica di un chiarimento, questa ventilata dalla premier, accompagnata dalla fiducia sul fatto che la titolare del Turismo sarà perfettamente capace di fornire tutto il necessario per dare le spiegazioni sulla gestione delle sue aziende. Ma anche una risposta fattuale alle accuse di Elly Schlein che aveva polemizzato con lamentando, dalla piazza della Cgil, l’assenza di una presa di posizione del capo del governo sulle richieste di chiarimento delle opposizioni.

Se da una parte, a questo punto, si attende solo la data dell’informativa della Santanchè, dall’altra ciò non scalfisce minimanente la linea del centrodestra sull’approccio da tenere davanti alle tesi dell’inchiesta. A ribadirlo, manifestando vicinanza alla collega di governo, due big azzurri. Per il ministro della Pa Paolo Zangrillo «pensare» che il Parlamento possa essere l’appendice di una trasmissione televisiva «è abnorme. Io mi accontento delle parole della mia collega che ha risposto correttamente querelando quella trasmissione televisiva».

 

 

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Dello stesso tono le parole del vicepremier Antonio Tajani: «Santanchè rimane al suo posto? Assolutamente sì», ha risposto il ministo degli Esteri a chi lo sollecitava sulla questione. Nessuna dimissione, insomma, a maggior ragione se legata a una generica opportunità: «Sono un garantista, secondo me uno è innocente finché non è condannato nell'ultimo grado di giudizio, questo vale per tutti. Utilizzare l'arma della giustizia per fare politica è sbagliato, non è un principio liberale».