Ma si può?
Elly Schlein, Titan e migranti: la segretaria Pd tocca davvero il fondo
Lo schleinismo è essenzialmente materia d’avanspettacolo. Se applicato alla tragedia, non strappa neanche più sorrisi, evoca soltanto oscenità logiche, morali, esistenziali. Ma la gravità della morte inversamente proporzionale al censo, l’odio di classe trascinato fino alla soglia estrema della vita, fino al mistero della sua negazione, è troppo anche per Elly e per le truppe radical a rimorchio.
FRASI IMBARAZZANTI
Così (stra)parlò la segretaria, intervistata da Emanuele Fittipaldi, direttore di Domani, al festival Trame di Lamezia Terme: «Mi auguro che si trovino quelle persone che andavano a cercare il Titanic in un sommergibile, ma mi fa impressione il dispiegamento di mezzi per la ricerca, per quattro persone che comunque hanno pagato credo moltissimo». Scusate, torniamo sulle sillabe e sui concetti, perché lo straniamento è troppo. Elly è turbata, anzi le fa decisamente «impressione» il «dispiegamento di mezzi» per provare a salvare «quattro persone» (in realtà sono cinque, ma poco importa, il ricco non è dotato di dignità ontologica, possiamo andare a spanne) intrappolate senza ossigeno nei fondali dell’oceano, perché costoro «hanno pagato moltissimo» per il viaggio. Se la sono quasi cercata, coi loro milioni, siamo a un passo dall’analfabetismo brigatista di ritorno. Ma quel che viene dopo è molto peggio, è la pesatura dei cadaveri sulla bilancia dell’ideologia: «E trovo inaccettabile che sulle coste greche non si sia mosso un dito per salvare 750 migranti che avevano solo la colpa di non tollerare soprusi, ingiustizie, torture, guerre e discriminazioni». Chiaro, no?
O meglio scuro, come l’abisso del discorso schleiniano: il salvataggio bisogna meritarlo antropologicamente. L’immigrato diseredato sì, lo sporco capitalista no. Puro terzomondismo della morte, peraltro falso in ogni senso. Anzitutto, sono diversi i soggetti: le ricerche del Titan sono state effettuate dalla Guardia Costiera americana, coadiuvata da quella canadese; il naufragio di Pylos ricade sotto la giuridiszione della Guardia costiera greca. Non ci sono risorse sottratte agli uni per soccorrere gli altri, checché ne dica il populismo perbenista di Elly. Peraltro, la Guardia Costiera greca ha riferito di aver ricevuto il rifiuto di soccorso dal peschereccio, e una volta che questo si è ribaltato ha cercato superstiti e vittime per giorni. È tutta una sguaita montatura moralistica, che però incendia lo stupidario progressista socia. Stefano Feltri, ex direttore del Domani forse geloso dell’intervista rilasciata da Elly al successore, rilancia il delirio politically correct: «Sei dispersi in mare sono ricchi e bianchi ci sono i robot e gli aerei». Repubblica apparecchia sul sito un commento ultrapopulista di Riccardo Luna, che si chiede: “Perché se un barcone stipato di centinaia di migranti è alla deriva nel Mediterraneo, la reazione è: “Chiudiamo le frontiere”?».
PAROLE IN LIBERTÀ
Qui Luna miscela scientemente il diritto di uno Stato di proteggere i confini dall’immigrazione clandestina e il dovere di salvare in ogni caso le vite. La smentita più efficace di questa deliberata con-fusione l’aveva fornita il giorno prima la nostra Guardia Costiera, quando aveva reso noto che nel 2022 (quindi anche sotto l’insensibile governo Meloni) sono state soccorse più di 57mila persone. Nessuno sta fermo, nessuno si gira dall’altra parte, non c’entra nulla il capitalismo affamatore, o meglio sì, nel senso che solo grazie ad esso abbiamo i mezzi e la tecnologia per salvare quei 57mila disperati.
Ma vallo a spiegare al comico e dj Giovanni Vernia, secondo cui «se sei miliardario e ti disperdi in mare ti mandano i sonar, i rov, la Nasa. Se sei un povero cristo ti lasciano affondare». O al giornalista Nico Piro, che twitta: «Vedere lo sforzo massiccio per un sommergibile di turisti perso in Atlantico mi fa pensare agli sforzi che non facciamo per salvare i disperati nel Mediterraneo». Schleiniani di complemento, che praticano la lotta di classe del trapasso. I morti dentro sono loro.