Fallimento da record

Pd, "separazione consensuale": i fedelissimi di Schlein parlano di scissione

Più che una direzione Pd, quella di oggi per Elly Schlein somiglierà tanto, sinistramente, a una resa dei conti anticipata. E c'è chi sussurra al Nazareno di una "separazione consensuale" tra l'ala radicale che si identifica nella segretaria e i riformisti, chiamati a raccolta da Alessio D'Amato, ex assessore alla Sanità della Regione Lazio che poche ore fa si è dimesso proprio dalla direzione del Partito democratico. Il bello è che ha fatto tutto la Schlein, da sola (o quasi). Sabato l'annuncio a sorpresa: partecipa "per un saluto" alla manifestazione del Movimento 5 Stelle a Roma contro la precarietà. E' bastato questo per attirarle addosso le critiche di "subalternità" a Giuseppe Conte, ben motivate. 

 

 



Ancora più clamoroso però quando accaduto sul palco grillino, con Moni Ovadia e le sue sparate anti-Nato e filo-russe e lo show di Beppe Grillo in persona, tra Britate del reddito di cittadinanza e azioni in passamontagna (per non parlare del voto da togliere agli 80enni). Una serie di "provocazionI" che al coordinatore dei sindaci dem Matteo Ricci sono sembrate "una trappola" per Elly, una azione si sabotaggio per far saltare il dialogo nel centrosinistra. D'altra parte, però, la Schlein non ha speso una parola per prendere le distanze dalle imbarazzanti uscite del duo Grillo-Ovadia, provocando un terremoto nel Pd.

 

 

 

Per ora, l'unica carta in mano alla segretaria è quella, scontata, della piazza rossa: "Su sanità, casa, lavoro e clima dobbiamo organizzare una serie di mobilitazioni", sarà il senso del suo intervento alla Direzione secondo un retroscena di Carlo Bertini per la Stampa. Difficile però che basti questo per placare i "maldipancia" già annunciati da D'Amato in una intervista al Messaggero. La linea è difensiva su tutto il fronte: la Schlein ha dato ordine ai suoi di parlare solo della Romagna alluvionata, mentre il capogruppo al Senato Francesco Boccia, diventato un fedelissimo della leader, punterà tutto sul "profilo identitario del nuovo Pd", sempre più spostato a sinistra. E soprattutto, promette, "non alimenteremo mai il chiacchiericcio di chi fatica ad accettare la leadership di Elly, che risponde a una domanda nuova di politica e che oggi guida il Partito Democratico".

 

 

 

Una dichiarazione di guerra in burocratese. Tanto che tra i moderati del Pd, spiega Bertini, c'è i sospetto che "qualcuno spinga Elly a promuovere una separazione consensuale, per farci uscire dal partito e seguire una linea più radicale". Una delle frasi che circola nell'inner circle della Schlein, secondo la Stampa, sarebbe questa: "Non sarebbe un dramma se ci dividessimo tra sinistra e riformisti, tu Elly riusciresti ad essere più netta e forte nelle tue battaglie".