Divisi sulla riforma
Giustizia, sindaci Pd zittiscono Schlein: "La battaglia è vinta"
La mezza tregua imposta dalla morte di Silvio Berlusconi è già finita. Il varo della prima parte della riforma della giustizia segna il riavvio delle ostilità. Vale per i rapporti tra il Partito democratico e il governo, ma anche per le anime all’interno del Pd, dove l’abrogazione del reato d’abuso d’ufficio allarga ferite già aperte. Da un lato Elly Schlein, sempre impegnata a rincorrere i Cinque Stelle. Solo in un caso su cento i procedimenti per reato d’abuso d’ufficio si concludono con condanne definitive; non si contano, invece, le volte in cui gli amministratori locali si rifiutano di firmare le delibere per la realizzazione di opere pubbliche o altri interventi, per paura di finire indagati o dietro le sbarre. Non basta questo, però, per far riconoscere alla leader del Pd che la cancellazione del reato è una cosa buona. «Siamo contrari all’abrogazione dell’abuso d’ufficio», avverte la Schlein. Spiegando il suo niet col fatto che «la Ue sta per approvare una direttiva anti-corruzione che chiede uno strumento di quel tipo». Una semplice riforma della fattispecie basterebbe, secondo lei. E comunque, aggiunge, «è sbagliato cogliere l’emotività della morte di Berlusconi per portare avanti a spallate riforme non equilibrate».
Leggi anche: Ronzulli attacca Schlein: "Anche dopo la morte di Berlusconi...", lo sfregio della sinistra
«UNA NOSTRA BATTAGLIA» - Anche stavolta, però, la segretaria non parla a nome di tutto il suo partito. La sua posizione è condivisa da alcuni parlamentari, come il senatore Alfredo Bazoli, che inserisce l’abolizione dell’abuso d’ufficio tra le «gravi scelte» fatte dal governo. Ma sul lato opposto ci sono tutti i sindaci e gli amministratori locali del Pd, i quali ogni giorno provano sulla pelle cosa vuol dire svolgere il mandato con quella spada di Damocle sulla testa. Il sindaco di Pesaro, Matteo Ricci, lo dice senza giri di parole: «A noi bastava la revisione del reato, il ministro Nordio ha deciso di abrogarlo. Lo riteniamo un fatto positivo e una battaglia vinta dai sindaci italiani».
Ricci è anche il coordinatore di tutti i sindaci dem, e dunque parla a nome degli altri. Ma al coro partecipano tanti amministratori locali del Pd. Il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, è tra i primi a prendere posizione contro la linea della segretaria. «Suggerisco al Pd di non scagliarsi contro la riforma e di guardare non ideologicamente la cosa, perché tutti i suoi sindaci sono convinti che si debba mettere mano all’abuso d’ufficio. E parlo di sindaci con tessera del Pd» (un riferimento polemico ai tanti non iscritti al partito, provenienti da movimenti e partitini di ultra-sinistra, ai quali la Schlein ha affidato ruoli dirigenziali).
L’intervento del governo piace anche al presidente dell’Anci e sindaco di Bari, Antonio Decaro, altro piddino. «Non abbiamo mai chiesto l’impunità», dice. E ricorda che «nel 93 per cento dei casi le inchieste per abuso d’ufficio non arrivano nemmeno al giudizio, ma intanto gli amministratori hanno subito un grave danno di reputazione per la propria vita e perla carriera, non solo politica». Ogni giorno, spiega, «un sindaco deve decidere se firmare un atto, rischiando l’abuso d’ufficio, o non firmarlo, rischiando l’omissione in atti d’ufficio. Questo rallenta le procedure proprio quando ci viene chiesto di accelerare sui progetti del Pnrr». Decaro parla per esperienza diretta: dieci anni fa, quando era parlamentare del Pd, fu indagato per tentato abuso d’ufficio ed è uno dei tanti che ne è uscito assolto.
L’ENNESIMO FRONTE - Storia simile a quella del governatore pugliese Michele Emiliano, ex magistrato. Indagato per aver commesso abuso d’ufficio nella decisione di alcune nomine, ha visto la propria posizione archiviata. E pure lui, ieri, ha preso posizione contro l’Associazione nazionale magistrati, perla quale è «ingiustificabile» cancellare l’abuso d’ufficio. «Non ho la stessa opinione dell’Anm», dice schietto Emiliano, «questa norma può essere cambiata senza eccessivi rischi perla tenuta delle indagini». Anche perché la fattispecie che si vuole abrogare, spiega, è «abbastanza indeterminata. Tanto che si dice che un processo per abuso d’ufficio non si nega a nessuno, l’avrebbe avuto anche san Francesco». Vedere il Pd spaccato sulla giustizia non spiace al governo e nemmeno al terzo polo, che l’abrogazione del reato d’abuso d’ufficio la chiede da tempo. «Serve a dare più libertà ai sindaci, è per questo che i sindaci del Pd hanno chiesto di appoggiarla», spiega Carlo Calenda. C’è nuovo fronte interno per la Schlein, insomma. Come se non bastassero le armi per l’Ucraina, l’utero in affitto, il rifiuto di trattare la riforma costituzionale col governo e il resto.