Definitivo

Vittorio Feltri: "Nel 2017, la mia profezia su Berlusconi". E aveva drammaticamente ragione...

Vittorio Feltri

Nel 2017 su Libero scrissi un articolo profetico su Berlusconi. Il titolo era: Lo processeranno anche da morto. Così è stato. I giornali di ieri mattina, commentando la dipartita del Presidente, credendo di essere intelligenti, per esempio La Stampa e La Repubblica, dando fiato ai tromboni della retorica più bolsa, hanno trattato Silvio come un teppista della politica, mentre si dà il caso che egli abbia vinto tre volte le elezioni nazionali. Gli hanno dato del populista ogni tre righe quando i veri populisti sbracati e in parte nostalgici sono proprio gli ex comunisti che allorché sono stati al potere hanno dimenticato il popolo e hanno pensato soltanto all’utero in affitto, al matrimonio tra froci e tra lesbiche come fossero questi i problemi che assillano la gente.

Tra l’altro il termine populista non ha un significato negativo, vuol dire attenzione alle sorti del popolo, che ai progressisti bulli evidentemente fa schifo perché essi considerano la maggioranza dei cittadini inferiore culturalmente ed economicamente. In realtà sappiamo quasi tutti che i critici di Berlusconi sono meno numerosi dei suoi fans, ma è noto che i cretini pur non essendo la maggioranza sono sempre troppi per essere tollerati. Il rumore creato dal decesso del Cavaliere ha indotto i suoi inetti avversari a dare fondo al loro bagaglio di invidia verso un uomo che ha avuto successo in qualsiasi attività cui si è dedicato, e non elenco i suoi trionfi solamente perché sono noti a chiunque non sia scemo. Insultare Silvio è da decenni lo sport più praticato dai rosiconi più efferati, gente meschina che nella vita si è arrangiata senza mai sfondare il muro dell’anonimato.

 

 

Non mi va di parlare di questo grande campione dell’imprenditoria impegnato nella vita pubblica, dove comunque ha lasciato un segno importante, modificando gli assetti istituzionali. Aggiungo soltanto che è stato martoriato non solo dalla stampa, e continua a esserlo adesso benché chiuso in una bara, ma soprattutto da una giustizia rossa, che si è divertita a perseguitarlo per 36 volte senza riuscire a stanarlo, tranne una quando è stato condannato per frode fiscale non essendo lui un amministratore delle sue proprietà in quanto impegnato sul fronte politico. Credo che anche la Giustizia come del resto l’informazione faziosa abbia agito nei suoi confronti animata dall’invidia. Chi nella vita non ha ottenuto soddisfazione economica odia chi invece è diventato ricco. Chi ha i soldi non deve temere la povertà ma si guardi dai poveri i quali per pareggiare i conti aspettano con ansia di assistere alla caduta del potente per godersi il fragore del suo tonfo.