Addio Cav
Paolo Del Debbio infilzato da Berlusconi: "Ma ti mandano i comunisti?"
Si dice che Milano abbia la straordinaria capacità di anticipare il corso degli eventi. Quello che succede in città, viene poi presto replicato nel resto d’Italia. Metropoli visionaria. E dunque, se non a Milano, dove poteva nascere Forza Italia? È il 29 giugno del 1993: nello studio notarile Roveda si costituisce “Forza Italia! Associazione per il buon governo”. La prima pietra. Cinque mesi dopo - è il 25 novembre - ecco l’Associazione nazionale dei club di Forza Italia, con sede in viale Isonzo. Nel giro di un paio di mesi gli affiliati ai club sono un milione. E il merito è tutto di quel programma messo nero su bianco per le imminenti elezioni del ’94, che vedranno Forza Italia primo partito a livello nazionale col 21 per cento dei consensi.
«Berlusconi aveva individuato i bisogni popolari e indicato in essi le linee guida della sua azione politica. Ricordo per esempio che nel programma del ’94 c’erano i vigili di quartiere per le città: un’idea antesignana di ciò che servirebbe adesso a Milano», racconta a Libero Paolo Del Debbio, oggi conduttore di Dritto e Rovescio su Rete 4 e allora mente ed esecutore materiale di quel programma elettorale. Fu lui a scriverlo. «Ancora oggi andrebbe bene tutto: l’unica cosa da cambiare è la parte internazionale, visto che ora c’è l’euro e allora c’era la lira.
Per il resto lo riscriverei uguale», aggiunge. «A Milano sono nate molte idee politiche e anche molti partiti politici: Forza Italia è nata a Milano e ha dominato la scena per vent’anni, non è stata un fenomeno passeggero», spiega il giornalista.
L’INCONTRO IN FINIVEST - L’incontro con Silvio Berlusconi ai tempi di Fininvest Comunicazioni, quando tra l’88 e il ’93 Del Debbio è prima coordinatore del centro studi della società di relazioni esterne e istituzionali e poi assistente di Fedele Confalonieri, amministratore delegato dell’azienda.
L’intesa è forte e immediata, tanto che l’attuale volto tv di Mediaset sarà tra i fondatori di Forza Italia e direttore dell’Ufficio studi nazionale. Senza dimenticare l’impegno politico attivo, in prima persona: fu infatti assessore per le Periferie e la Sicurezza nella giunta milanese guidata da Gabriele Albertini dal ’98 al 2001. Periferie e sicurezza: termini oggi sviliti dalla sinistra, quasi fossero inutili orpelli nell’amministrazione della città. I vigili di quartiere, non a caso, erano- e a maggior ragione lo sarebbero ora - la medicina migliore per curare i quartieri più caldi e difendere la tranquillità di chi vive lontano dal centro. Quelli che oggi sono cittadini di serie B per la sinistra salottiera, nei primi anni ’90 erano al centro dei pensieri di Forza Italia.
E ora che il Berlusca non c’è più chi raccoglierà il suo testimone milanese? All’ombra della Madonnina la partita è cruciale. Non è un terreno di gioco qualsiasi. Non può esserlo, perché è da qui che gli azzurri hanno spiccato il volo per prendersi Lombardia e Italia. Ed è qui che, nonostante gli acciacchi del leader, Forza Italia è rimasta a galla più che altrove nelle ultime tornate elettorali. «Silvio lascia tantissimo: la sua eredità politica è pesante ma non c’è nessuno che possa portarla avanti. Altro che nubi, c’è una nebbia a visibilità zero», spiega Del Debbio.
CHE PROPOSTE... - E nel mare di ricordi, non possono che affiorare gli aneddoti più curiosi che hanno riguardato il Presidente. «Mi ricordo un’importante riunione, nella quale alcuni che poi sarebbero diventati parlamentari fecero delle proposte. Berlusconi li guardò e gli disse: ma vi ha mandato il Pds (il Partito dei democratici di sinistra, erede del Partito comunista)? Loro chiesero perché e lui: “Perché con queste proposte perdiamo”». Ancora top secret i contenuti delle idee messe sul tavolo quel giorno. «Erano semplicemente proposte del cazzo. Lo scriva pure...», dice il conduttore di Dritto e Rovescio. Qualcuno a Palazzo Marino dia un’occhiata al programma del ’94...