Gli sguardi tesissimi
Berlusconi, "papà sta morendo": la telefonata e le corsa delle 4 auto
Erano le 9 di lunedì 12 maggio quando quattro auto scure sono partite da diversi punti di Milano verso il San Raffaele. Circa un'ora prima era stato riferito pubblicamente che Silvio Berlusconi aveva passato "una notte tranquilla". Ma la situazione stava precipitando. A bordo di quelle auto c'erano Paolo, il fratello, la figlia Marina, nella terza vettura Eleonora e quindi Barbara.
Secondo quanto racconta il Corriere della Sera, le auto corrono perché quasi in contemporanea hanno ricevuto delle telefonate allarmanti: chiedevano alla famiglia del Cav di fare il più in fretta possibile, le condizioni dell'ex premier si erano aggravate all'improvviso e in modo irreversibili. "Papà sta morendo", "Non c'è più niente da fare": queste le frasi che si scambiano il fratello e i figli al telefono, secondo il dettagliato resoconto del quotidiano di via Solferino.
Poi l'arrivo al San Raffaele, gli sguardi tesissimi, l'affanno. Probabilmente la famiglia sapeva della gravità della situazione clinica di Silvio Berlusconi, ma altrettanto probabilmente nessuno immaginava la morte imminente. E la morte arriva alle 9.30 del mattino, quando ancora le quattro auto correvano verso via Olgettina, sperando di riuscire a portare al Cavaliere un ultimo saluto. Il solo che non si era visto entrare era Luigi, il figlio minore di Silvio: non lo si è visto soltanto perché lui era già al San Raffaele. La notizia della dipartita del Cavaliere per più di un'ora è rimasta all'interno dell'ospedale, condivisa con pochissimi parenti ed amici. Fino a quando ha iniziato a circolare anche tra i corridoi della politica, per poi diventare pubblica alle 10.41. Addio, Cavaliere.