Presidente Cei
Matteo Zuppi, il capo dei vescovi "scomunica" la Schlein: ecco perché
Al cardinale Matteo Zuppi, presidente dei vescovi italiani, non possono certo dare del “fascista” come d’abitudine: ma la botta l’hanno dovuta incassare. Nel Pd ci dovranno pensare bene prima di seguire Elly Schlein lungo la strada dell’utero in affitto. La maternità surrogata è solo uno strumento di sfruttamento delle donne, a partire da quelle più povere. Era inevitabile per il capo della Cei pronunciarsi con nettezza sul tema durante l’assemblea generale dei vescovi. E le parole usate con la consueta cautela dal cardinale Zuppi sono state pesate una ad una, ben conoscendo la violenza degli argomenti contrapposti a quella che resta, per fortuna, la linea della Chiesa cattolica.
«È sbagliato contrapporre o separare valori etici e valori sociali»: per Matteo Zuppi «sono la stessa cultura della vita che sgorga dal proprio volere soggettivo che arriva a giustificare la cosiddetta maternità surrogata, che utilizza la donna, spesso povera, per realizzare il desiderio altrui di genitorialità». Un “no” che risuonerà nelle orecchie di Elly Schlein, che non ha esitato finora a dichiararsi favorevole alla maternità surrogata e che vede quei cattolici ancora rimasti nel Pd davvero angosciati per una leadership in così evidente contrasto con i loro valori.
L’utilizzo della donna per i desideri altrui è davvero una pratica indesiderata, dice la Chiesa, e nel dibattito politico italiano non se ne potrà non tener conto. Non siamo ancora alla scomunica, ma è evidente che se il Pd dovesse seguire una linea che vede prevalere «il diritto ad essere genitore» rispetto a quello di una bambino ad avere un padre e una madre, il conflitto diventerebbe esplosivo. E del resto, proprio sull’argomento si prepara una stagione politica che costringerà le forze politiche a pronunciarsi seriamente. Alla Camera, infatti, Fratelli d’Italia accelera su una nuova stretta alla maternità surrogata per renderla reato universale, attraverso una legge da approvare più in fretta possibile. L’iniziativa parte dalla meloniana Carolina Varchi, prima firmataria dell’articolato che sarà calendarizzato a Montecitorio entro giugno. «Mercoledì», ha detto la parlamentare, «sarà la conferenza dei capigruppo a decidere». La proposta è ora in commissione Giustizia.
PROPOSTA DEPOSITATA
La proposta Varchi è praticamente la stessa presentata da Meloni nella scorsa legislatura e prevede la modifica dell’articolo 12 della legge 40, quindi la perseguibilità del reato di maternità surrogata, detta anche utero in affitto, ovunque esso venga commesso. La pena prevista è la reclusione da tre mesi a due anni e una multa da 600mila a un milione di euro. In commissione c’è anche un emendamento di Fratelli d’Italia che vuole aumentare la pena detentiva da uno a tre anni. Che la sinistra sia in difficoltà sul tema, è evidente anche nel territorio. In Toscana è sotto accusa il vescovo di Livorno Simone Giusti, che nei giorni si è schierato apertamente contro «la mercificazione dei figli», in una lettera al quotidiano La Nazione.
E proprio da sinistra sono arrivate durissime bordate contro il suo pensiero da parte del Pd, che lo accusa di “logica del nemico”. Al fianco del vescovo si è schierato il senatore leghista Manfredi Potenti, parlamentare del collegio: «È inaccettabile che la sinistra livornese si esprima con durezza sulle parole del vescovo Simone Giusti, il quale si è limitato soltanto a ribadire quella che è la dottrina della Chiesa cattolica».
SINISTRA ALL’ATTACCO
«La reazione spropositata, da esponenti delle istituzioni locali, dimostra come monsignor Giusti abbia colto nel vivo con il suo richiamo alla sinistra sulla maternità surrogata e sulla libertà di pensiero a proposito della contestazione del ministro Roccella a Torino. Peraltro, il ‘no’ del vescovo all’utero in affitto è in piena sintonia con quanto detto di recente da Papa Francesco e dal presidente della Cei Matteo Zuppi».